Hanno scritto anche alla ministra Azzolina quelli del movimento social legato all’account Instagram «nomaturità2k20» con cui viene chiesto di annullare l’esame di stato. Sembra infatti che l’ansia stia facendo presa fra molti studenti e genitori sulle modalità dell’esame, ancora non del tutto ben spiegate dal Ministero.
La Stampa, a cui la stessa lettera è stata inviata, commenta questa inattesa nascita del no-esame, specificando che i ragazzi per confrontarsi hanno aperto una pagina su Instagram (@nomaturita2k20) e Twitter (@studentiad2020), attraverso la quale si tengono informati sulle notizie della Maturità, si raccontano esperienze e hanno appunto scelto di scrivere una lettera al ministro nella quale chiedono di annullare la prova, facendo richieste molto specifiche.
Dopo avere illustrato tutte le difficoltà che la didattica a distanza ha lasciato (connessioni lente, ma anche situazioni famigliari difficili per via del Covid, lutti e spazi fisici insufficienti per seguire con attenzione le lezioni), nella lettera si legge: «La didattica a distanza è stata resa obbligatoria solo dall’8 aprile. Ci sono classi che potenzialmente per quarantatré giorni non hanno svolto una sola lezione. I fondi per i dispositivi digitali stanno arrivando, ma ci sono studenti che per più di cinquanta giorni non si sono potuti connettere nemmeno una volta. Perché non dedicarci a finire il programma per arrivare meglio preparati all’università o a un futuro impiego e valutarci sulla base della media degli ultimi tre anni?».
«Due valutazioni identiche, tratte da ambienti scolastici molto differenti avrebbero lo stesso valore? Se la risposta è no, purtroppo avrebbero lo stesso valore legale. Di fronte all’impossibilità di garantire un esame equo, molte altre realtà europee si sono applicate per toglierlo ed è quello che chiediamo anche noi».
Gli studenti, si legge su La Stampa, fanno poi riferimento a Paesi come l’Olanda, l’Inghilterra, la Francia, la Svezia, l’India, la Danimarca e il Canada, dove degli Esami di Stato si è deciso qualche settimana dopo la chiusura della scuola. « E noi? Per quanto ancora dovremo essere sottoposti a questo calvario? Abbiamo bisogno di risposte».
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