Il prossimo 6 marzo non ci sarà alcuno sciopero della scuola: dopo la rinuncia, per l’emergenza coronavirus, dei sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti, il 27 febbraio è toccato all’Unicobas. Solo che per l’organizzazione di base non si è stata una scelta, ma un’imposizione della Commissione di garanzia Sciopero, la quale ha applicato la normativa vigente in presenza “di avvenimenti eccezionali di particolare gravità o di calamità naturale”, invitato l’organizzazione sindacale “a sospendere l’azione di sciopero” e anticipato che verificherà “ogni altra violazione che dovesse emergere”.
D’Errico (Unicobas): eppure le scuole saranno aperte
Secondo Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, la Commissione di garanzia avrebbe “preteso la revoca dello sciopero del 6 marzo quando persino in Lombardia e Veneto le scuole sono chiuse solo fino al 2 marzo e mentre lo stesso Luca Zaia (governatore della regione veneta n.d.r.) dice che sta valutandone la riapertura”.
D’Errico non concorda con l’imposizione: dice che “dove c’è l’onere di andare a scuola, ci deve essere anche il diritto di scioperare. Inoltre gli scioperi non solo veicoli di contagio (semmai il contrario). Che precedente è questo per il diritto di sciopero? Il nostro non è uno sciopero nella Sanità. Lo hanno fatto con un atto d’autorità, quello qui riprodotto: così ora tutti sanno”.
L’attacco agli altri sindacati
Il segretario nazionale Unicobas sostiene che per Confederali, Snals e Gilda lo sciopero era “fatto apposta per essere revocato “appoggiandosi” anche al problema epidemiologico ed all’invito – fino a ieri non cogente – che prontamente la Commissione di Garanzia aveva già indirizzato a tutte le organizzazioni sindacali, chiedendo la sospensione degli scioperi fino a tutto marzo”.
Sempre d’Errico imputa ai sindacati maggiori il fatto che contro amministrazione e Governo “lamentavano solo la rottura del tavolo relativo al concorso”, oltre che “la mancata sanatoria di 2000 Dsga facenti funzione (cosa giusta ma non sufficiente)” e “il mancato accordo sulla mobilità, territoriale e professionale”, mentre “erano tiepidi sui nuovi, onerosi, percorsi di “abilitazione” per “spennare” gli aspiranti docenti”.
“Poco o nulla – conclude il sindacalista a capo di Unicobas – hanno avuto da dire sul contratto, e nulla sull’incombente regionalizzazione, sugli Ata ex enti locali e su tutto il resto”.