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C’è urgenza di un rinnovamento radicale del nostro sistema d’istruzione

Sono due i pilastri sui quali deve lavorare il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: i pensionamenti con relativa soluzione del precariato con concorsi regolari da bandire annualmente sulla base del fabbisogno e l’eliminazione delle classi pollaio sul quale lo stesso responsabile del dicastero di Viale Trastevere è intervenuto qualche giorno fa con conseguente riduzione del numero di alunni per classe a 10 massimo 15 anche per contrastare il decremento demografico e non permettere che in futuro vi sia una marea di perdenti posto nelle diverse discipline.

Si tratta di due obiettivi che il dicastero di Viale Trastevere deve raggiungere al più presto, da subito.  E la politica deve fare la sua parte con un Governo in carica e risolvere i problemi ormai atavici che si trascinano da molti anni. C’è urgenza di un rinnovamento radicale del nostro sistema d’istruzione che consente di porre la scuola al primo posto tra le priorità del Paese. Sono stati compiuti diversi errori durante la fase più acuta della pandemia da coronavirus ed ora occorre davvero ripartire in sicurezza dal prossimo mese di settembre con l’avvio del nuovo anno scolastico.

Il Covid 19 e la prolungata sospensione delle attività didattiche con l’implementazione della didattica a distanza ha messo in rilievo, altresì altri due elementi fondamentali e patologici della scuola italiana: l’età anagrafica dei docenti molto alta rispetto alla media europea e, appunto, l’elevato numero degli alunni per classe. Quindi questa esperienza ci fa capire come la scuola ha necessità di una ristrutturazione del suo sistema (non di nuove riforme) che preveda un piano straordinario di pensionamenti del personale della scuola che permette un vero e proprio ricambio generazionale e la fattibilità della diminuzione del numero di studenti per classe.

Dobbiamo dimenticare le aule affollate di oltre 25 alunni, bensì pensare ad aule con massimo 15/16 studenti, compresi i DSA e i BES. Inoltre è prioritario abbassare l’età anagrafica dei docenti permettendo il collocamento a riposo non oltre i 60/62 anni di età con requisiti di massimo 35/36 anni di servizio e riconoscere l’insegnamento come professione usurante in tutti i gradi e ordini di scuola. Questo fattore è legato al fatto che le nuove generazioni di studenti abbastanza turbolenti che provocano nei docenti con molti servizio alle spalle situazioni di stress eccessivo. Ovviamente il pensionamento dei docenti deve avvenire senza alcuna decurtazione dell’assegno pensionistico, anzi dando un abbuono contributivo, perché sia chiaro per tutti che il lavoro dei docente oggi è molto stressante, in quanto sottoposto a moltissime sollecitazioni.

Mario Bocola

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