Cosa prova un lavoratore a ritrovarsi un mese senza stipendio? Tanta amarezza. È quella che stanno provando da alcune ore migliaia di insegnanti nel prendere visione del proprio cedolino stipendiale di febbraio sul quale è stato applicato un conguaglio annuale, in certi casi pesantissimo, in un’unica soluzione. In decine di migliaia si sono anche ritrovati col problema di arrivare all’ultima decade del mese successivo, soprattutto se si hanno da pagare affitti, mutui o spese varie non rimandabili. Come una maestra di scuola primaria di Paternò, in provincia di Catania, che racconta alla Tecnica della Scuola l’incredulità e le risposte ricevute: “con grande disappunto – spiega la maestra Barbara – ho visionato in anticipo il cedolino di febbraio riscontrando l’amara sorpresa di un totale di 4 euro di stipendio. Pensavo di avere le traveggole ma purtroppo è proprio così”.
L’insegnante, alla quale nessuno aveva anticipato nulla, ha deciso di andare a fondo: “immediatamente – sottolinea – ho telefonato al numero verde di NoiPA senza avere nessun chiarimento. Soltanto la tesoreria provinciale di Catania mi ha inoltrato una sorta di cedolino da dove si evince che le trattenute sul mio stipendio sono dovute ad un conguaglio fiscale non meglio specificato”.
La spiegazione, quindi l’avere percepito dei compensi con una tassazione minima che ora è stata compensata con il conguaglio applicato alla busta paga di febbraio, non sembra averla però soddisfatta: “Personalmente mi chiedo se sia legittimamente costituzionale privare una famiglia dello stipendio senza possibilità di rateizzazione e senza preavviso. La mia conclusione filosofica a tale misfatto è che lo Stato stia mettendo in atto tutte le strategie per avvilire la categoria docenti, già malpagata e ampiamente vilipesa”.
Sul caso degli stipendi “sgonfiati” di febbraio torna ancora l’Ancodis, l’associazione dei collaboratori dei presidi: “per tanti docenti e non docenti gli stipendi del 2024 saranno di fatto di 11 pur avendo lavorato per 12 mesi. Dagli importi decurtati siamo di fronte ad uno Stato che sembra voler dare un messaggio: non vi conviene lavorare di più (servizio straordinario, progetti extradidattici, attività aggiuntive), fate il minimo e non riceverete la mannaia del conguaglio fiscale e – se volete – per arrotondare o incrementare il vostro reddito cercatevi un lavoro alternativo”.
L’Ancodis cerca anche di scuotere le coscienze di tanti lavoratori che hanno ricevuto il mega-conguaglio “che sembrano intorpidite di fronte a scelte politiche e fiscali che ci fanno apparire i “fessi” della Pubblica Amministrazione. Se le tante “vittime” del conguaglio fiscale – “i cosiddetti decurtati” – unissero le loro forze e le loro voci diventassero un coro assordante, se i loro disagi facessero rumore come gli attuali trattori sulle strade italiane forse riusciremo a far cambiare verso a questo Paese e al suo iniquo sistema fiscale”.
Secondo l’associazione dei collaboratori dei ds, “non è concepibile uno Stato che resta indifferente nei confronti dei suoi dipendenti lasciati con uno stipendio di qualche centinaio o qualche decina di euro se non addirittura con un solo euro e non cerca una soluzione equa e solidale”. Sostiene che “non può accettare uno Stato cinico che non guarda in faccia nessuno…o quasi”.
E ancora: “Non vogliamo pensare che l’Italia sia un paese profondamente ingiusto dove i furbi – evasori e cittadini che eludono il fisco – succhiano il sangue di chi paga fino all’ultimo euro di tasse (statali, regionali e comunali) calcolate sul proprio lavoro-reddito e prelevate prima di vedere i soldi nel conto corrente. Il silenzio assordante di forze politiche e di quasi tutti i sindacati è davvero insopportabile! Noi continuiamo a credere in uno Stato giusto che chiede a ciascuno di contribuire con le tasse in misura proporzionale al proprio reddito senza però trascurare modalità più eque e solidali di prelevamento. E non vogliamo sentirci dei poveri illusi”, conclude l’Ancodis.
Sulla stessa linea si posizione l’Anief: “Quello che sta accadendo è irrispettoso verso i lavoratori della scuola – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale – perché non si può chiedere in un’unica soluzione la restituzione delle tasse non applicate l’anno passato in modo adeguato, non certo per colpa dei lavoratori. Ribadiamo quanto già detto: il taglio dello stipendio andava annunciato e dilazionato sino alla fine dell’anno. Va anche considerato che docenti e Ata si ritrovano già con degli stipendi assai più bassi rispetto ai colleghi europei e anche a quelli degli altri comparti pubblici”.
“Inoltre – continua il leader del giovane sindacato -, la mancata applicazione dell’indennità di vacanza contrattuale piena, a seguito del mancato rinnovo del Ccnl 2022-24, ha prodotto una perdita media di 4.000 euro a lavoratore: per questo stiamo cercando di fare recuperare l’indennità piena con la presentazione di diffide per tutti i docenti e Ata, più ricorsi ad hoc per i precari”.
Il problema è sentito anche a livello politico: Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd chiede un intervento del governo per aiutare i lavoratori della scuola che riceveranno lo stipendio di febbraio decurtato, anche in maniera significativa, per effetto del conguaglio fiscale relativo ai redditi percepiti nel 2023.
La dem, quindi, annuncia un’interrogazione urgente per sollecitare l’esecutivo: “Ovviamente – continua Manzi – nessuno mette in discussione il fatto che si debba pagare l’importo delle tasse dovute, tuttavia l’applicazione del conguaglio senza rateizzazione sta producendo situazioni molto complesse poichè in alcuni casi i lavoratori restano senza stipendio e non possono far fronte alle esigenze primarie”.
L’on. Manzi, chiede quindi “al governo di trovare soluzioni di carattere amministrativo che consentano la possibilità di rateizzare il debito fiscale, soprattutto nei casi limite in cui le trattenute superino una certa soglia, in linea con le sollecitazioni provenienti da sindacati e associazioni rappresentative dei lavoratori della scuola”.
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