Entrerà in vigore nel prossimo gennaio il cosiddetto “cedolino unico” per la retribuzione accessoria del personale della scuola previsto dalla legge finanziaria per il 2010 (art. 2, comma 197).
Proprio nei giorni scorsi il Ministero ne ha dato notizia alle organizzazioni sindacali che hanno espresso giudizi diversificati.
In pratica succederà questo: i fondi contrattuali (fondo di istituto, incarichi specifici, funzioni strumentali, ore eccedenti e quant’altro) saranno accreditati alle scuole ma solo in modo “virtuale”; alle scuole, cioè, verranno resi noti gli importi dei diversi stanziamenti in modo da consentire la contrattazione di istituto.
L’effettiva liquidazione dei compensi verrà invece effettuata dal Ministero del Tesoro su indicazione delle scuole stesse che predisporranno quindi delle tabelle di pagamento collettive.
Il Tesoro non potrà però prendere in carico i pagamenti già da settembre e pertanto per il 2010/2011 le scuole riceveranno i fondi corrispondenti ai 4/12 relativi al periodo settembre/dicembre 2010.
Per perfezionare la novità sarà necessario apportare alcune modifiche al regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche ma il Miur ha assicurato che per il prossimo gennaio tutto funzionerà secondo le previsioni.
Con quali conseguenze è però difficile prevedere.
I fondi dei compensi accessori, infatti, rappresentano oggi i due terzi dell’intero trasferimento statale alle scuole che spesso viene utilizzato per liquidare impegni che, altrimenti, sarebbe pressoché impossibile onorare; soprattutto nei primi mesi dell’esercizio finanziario, per esempio, non sempre le scuole dispongono già degli accrediti necessari per pagare le supplenze che vengono quasi sempre liquidate utilizzando la cassa che si è creata negli ultimi mesi dell’esercizio precedente con i 4/12 del fondo di istituto. Fondo di istituto che, come è noto, viene invece liquidato, nella migliore delle ipotesi, a partire dal mese di agosto.
Se dal prossimo gennaio le scuole non disporranno più di questa “cassa” potrebbero esserci problemi di non poco conto per il pagamento delle supplenze.
In previsione di questa difficoltà la Fcl-Cgil sta già chiedendo che anche queste ultime spese vengano liquidate dal Tesoro.
Se così fosse i bilanci delle scuole si baserebbero solamente sui fondi per il funzionamento didattico e amministrativo, che negli ultimi due anni è stato di fatto azzerato, e sui contributi degli enti locali e delle famiglie.
Un provvedimento, insomma, che – come rileva l’Anp – “va in direzione contraria all’autonomia finanziaria, dal momento che introduce più vincoli alla gestione”.
“Inoltre – aggiunge l’Anp – tolto il finanziamento diretto del fondo di istituto, i bilanci di molte scuole appariranno per quello che sono: in rosso”.
E c’è davvero da chiedersi, come fa ancora l’Associazione nazionale presidi, a che serviranno ancora i revisori dei conti se i bilanci delle scuole saranno formati al 90% da finanziamenti non statali.
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