Il telefono cellulare in classe può essere utile ma anche diventare un bel problema, laddove male utilizzato. A dirlo, durante la trasmissione radiofonica Rai “Un giorno da Pecora”, di lunedì 30 settembre, è stato il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
In linea generale, ha detto il responsabile del Miur, in determinate situazioni “il cellulare in classe è un problema per l’attenzione degli allievi: sta alla scuola singola decidere se può utilizzare le tecnologie e in modo intelligente”.
Questo significa che “se il cellulare è un elemento di disturbo, va evitato”. Invece, ha continuato Fioramonti, “se l’insegnante ha predisposto un’attività di ricerca, il cellulare come il tablet può essere uno strumento utilissimo”.
È “la singola scuola che deve saper decidere. Personalmente, mi piacerebbe la scuola nella quale si utilizzi la tecnologia dalla mattina alla sera”, ha concluso il ministro sull’argomento.
La posizione di Fioramonti appare non molto distante da chi l’ha preceduto a Viale Trastevere. In particolare dall’ex ministra Valeria Fedeli, che durante il suo mandato aveva caldeggiato l’intenzione del Miur di introdurre gli Smartphone in classe, sempre e solo se autorizzato e sotto sorveglianza del corpo insegnante.
“A scuola ci sono già tantissimi device – aveva sottolineato la Fedeli -: il tema è regolarli. Questa è anche la condizione non solo per dare gli strumenti, accompagnare nell’utilizzo del digitale ma significa anche educare a tempi e modalità di contenuto nell’utilizzo deidevice“.
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