La decisione della rettrice delle scuole Malpighi Elena Ugolini in accordo con il preside del blasonato omonimo liceo di Bologna di vietare categoricamente l’uso degli smartphone scuola non smette di far parlare di sé. A dire la sua, dopo varie personalità come Paolo Crepet e Mario Rusconi (Anp Roma), è stato Paolo Gramellini, dirigente scolastico dell’istituto tecnico Alfredo Oriani di Faenza, in provincia di Ravenna, che è stato intervistato dal Corriere della Sera.
La Tecnica della Scuola ha chiesto ai propri lettori se sono d’accordo con il divieto assoluto dell’uso del cellulare in classe.
Secondo quanto dichiarato dal preside Gramellini le scuole Malpighi non sono le prime che hanno adottato un provvedimento del genere. “Ormai sono sei anni che abbiamo introdotto questa regola a scuola”, ha spiegato.
“Il nostro regolamento disciplinare lo prevede da tempo, da sei anni. Possiamo affermare dopo tempo che il meccanismo è oramai ben oliato. I ragazzi si presentano a scuola, al suono della campanella consegnano i telefoni che vengono riposti in alcune sacche. Che naturalmente non vengono nascoste”, ha continuato.
A quanto pare nell’istituto questa regola, che si basa sulla piena fiducia negli studenti, è stata ben accettata da tempo: “Forse è superfluo ribadirlo: nessuno, naturalmente, viene perquisito e ovviamente non ci sono particolari insistenze. Ci si basa sulla fiducia e sul senso di responsabilità. Se uno studente spiega di non avere lo smartphone e di esserselo dimenticato a casa non si insiste. Si suppone che le cose siano andate effettivamente così. Anche perché i ragazzi potrebbero tranquillamente consegnare un telefono e averne un altro nello zaino. Ecco perché chi viene sorpreso con uno smartphone in mano viene punito con una nota disciplinare. Che può tradursi in provvedimenti più pesanti se lo smartphone viene utilizzato per copiare i compiti in classe o infrangere altre regole scolastiche”.
Gli studenti sono stati sanzionati in alcuni casi, com’è prevedibile, per aver violato le regole; fatto sta che il provvedimento non ha mai sollevato polemiche: “Qualche volta è successo. Va però detto che non ci sono state mai proteste significative neppure all’inizio. Professori e genitori molto favorevoli a questo nostro regolamento, hanno sempre aiutato a far filare tutto liscio. Le regole vengono generalmente rispettate”.
L’obiettivo di questo dirigente, analogo a quello della rettrice Ugolini, non è solo eliminare le distrazioni ma favorire la socializzazione tra gli alunni. Questo il motivo per cui, come nell’istituto bolognese, i cellulari sono vietati anche durante la ricreazione: “Il nostro regolamento guarda oltre: ci interessa che i ragazzi socializzino, parlino facciano a meno di qualcosa di cui è assolutamente possibile fare a meno anche al di là del fattore lezione. Ecco perché non possono riprendere in mano lo smartphone nemmeno durante la ricreazione. Preferiamo che stiano insieme, che si conoscano, che chiacchierino. Nessuna demonizzazione: io credo che dopo sei ore passate senza telefono, mandare o leggere un messaggio per loro acquisti anche più senso piuttosto al doverlo fare in continuazione”, ha concluso il preside.
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