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Cellulari e studenti: rapporto inscindibile, alle superiori l’80% lo tiene accesso in classe

Nonostante i ripetuti divieti, riassunti nella Direttiva n. 104 del ministero della Pubblica Istruzione del 30 novembre scorso, il 40% degli studenti tiene il telefonino acceso in classe, mentre è quasi sempre acceso tra i ragazzi delle superiori dove la percentuale sale all’80%. 
A rivelarlo è l’indagine “Minori e telefonia mobile”, condotta dal Centro studi minori e media di Firenze, in scuole elementari, medie e superiori di 20 città e di 10 regioni italiane, su un campione di 2.264 studenti e 1.541 genitori che hanno risposto ad un questionario.
Dallo studio emerge chiaramente come il telefonino sia diventato ormai l’’amico’ più fedele degli studenti: addirittura già alle elementari 8 alunni su 10 ne possiede almeno uno. “Il 20% degli intervistati – si legge nel rapporto – arriva a possedere due o persino tre telefonini”. E per le famiglie i costi medi delle ricariche sono arrivati ad assorbire tra le 20 e le 50 euro al mese: più si sale di grado scolastico più sale la spesa, anche se il 9% di bambini delle elementari ammette di spendere già oltre 50 euro al mese.
Per chi frequenta le superiori il cellulare è diventato uno strumento pressoché indispensabile: solo 6 studenti su un campione di 827 ha affermato di non possederne uno. E per una non marginale fetta di questo campione il primo cellulare è stato regalato addirittura a 4 anni. L’età media di acquisto del primo telefonino scende così fino a 10-11 anni.
In aumento anche la percentuale (30%) dei ragazzi che scarica da internet le immagini da mettere sul cellulare. 
Secondo la ricerca, oltre la metà di loro ha visto, sul sito YouTube o su altri siti, video girati a scuola con il cellulare; percentuale che sale alle superiori (70%). 
Il cellulare sembrerebbe anche diventato, almeno per un terzo degli intervistati, “uno strumento utile per fare nuove amicizie o consolidare quelle esistenti”. Le responsabilità di questa escalation di interesse per il telefonino, però, non sembrerebbero risalire sulla scuola, ma tutte sulla famiglia. “La ricerca suggerisce che bisogna lavorare sulle famiglie poiché, più che nella scuola, è nelle mani dei genitori la responsabilizzazione dei figli verso il cellulare, uno status symbol diffuso fra tutte le fasce di età senza eccezioni – ha commentato Laura Sturlese, presidente del Centro Studi Minori e Media – E’ necessario che i genitori non giustifichino sempre e comunque i figli e, eventualmente, limitino l’uso del cellulare. Purtroppo emerge anche che il cellulare è diventato per molte famiglie una specie di cordone ombelicale verso i figli, uno strumento che supplisce all’assenza dei genitori, che invece possono motivarne l’uso massiccio col pretesto di vigilare sui figli”.
Ancora una volta il problema non è nelle regole, che già esistono, ma nella loro applicazione.
“Per i cellulari, come per tutti gli altri media – afferma Isabella Poli, direttore scientifico del Centro studi minori e media – le regole ci sono ed in abbondanza. Il problema è farle conoscere e farle rispettare da tutti. Ad esempio, per i servizi a sovrapprezzo e quelli a contenuto sensibile il codice di condotta degli operatori telefonici prevede la possibilità dell’accesso a questi servizi solo su richiesta dei genitori”.
Alessandro Giuliani

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