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Cellulari in classe, il report Unesco suggerisce di integrarli con la didattica: lo studio

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L’utilizzo delle apparecchiature tecnologiche per la didattica frontale risale ai primi anni ’80. Primi calcolatori elettronici, grafici e tabelloni numerici a caratteri. Ora le classi sono un manipolo di radiazioni continue emesse da lavagne interattive multimediali, telefoni cellulari e dispositivi ad uso scolastico, ove presenti e reperibili, come i computer fissi. Il loro utilizzo è, almeno nella didattica italiana, limitato ai permessi del docente secondo l’attività curriculare svolta. I “200 tools for learning”, emerita pubblicazione del 2012 degli atenei più prestigiosi, identifica numerose apparecchiature funzionali agli scopi didattici – verifica e mantenimento di competenze, conoscenze, abilità – per gli studenti.

Il telefono cellulare, secondo alcuni esperti e la stessa UNESCO, può essere sì considerato un elemento di formale ed inaccettabile distrazione durante lo svolgimento delle lezioni frontali, ma anche un potente ed immersivo alleato durante lo svolgimento di particolari attività interattive e ludico-didattiche. Si pensi, così apre il report UNESCO già citato, allo studio delle funzioni lineari ed il relativo comportamento su un grafico cartesiano: uno studente, vedendo rappresentato il prodotto di una serie di variabili, vedrà ed acquisirà meglio, velocemente, alcuni concetti considerati spesso complessi e tallone d’Achille per intere discipline.

Il Report Generale relativo al monitoraggio della didattica del 2023: cellulari in classe solo quando realmente utili a fini d’apprendimento

Il Global Education Monitoring Report 2023 ha appena pubblicato un invito affinché la tecnologia venga utilizzata in classe solo quando supporta i risultati dell’apprendimento, e questo include l’uso di smartphone. Il rapporto mostra che alcune tecnologie possono supportare un certo apprendimento in alcuni contesti, ma non quando sono sovrautilizzate o utilizzate in modo inappropriato. In particolare, l’uso degli smartphone può interessare negativamente l’apprendimento in classe. Uno studio che ha esaminato l’istruzione pre-primaria e superiore in 14 paesi ha scoperto che distraeva gli studenti dalle regolari funzioni cognitive utili all’acquisizione regolare di abilità e conoscenze in classe. Anche solo avere un telefono cellulare nelle vicinanze con le notifiche in arrivo è sufficiente per far perdere agli studenti la loro attenzione dal lavoro in questione.

Un ulteriore pubblicazione e ricerca ha rilevato che gli studenti possono impiegare fino a 20 minuti per concentrarsi nuovamente su ciò che stavano apprendendo una volta distratti. Secondo un rapporto citato nella ricerca in oggetto, la rimozione degli smartphone dalle scuole in Belgio, Spagna e Regno Unito ha migliorato i risultati dell’apprendimento, in particolare per gli studenti con carenze di natura attentiva, DSA e dal rendimento scolastico basso. La ricerca include suggerimenti pratici per il corpo docente: maggiore digitalizzazione non corrisponde necessariamente a notevoli livelli di distrazione. L’utilizzo complementare degli apparecchi in dotazione, anche smartphone, può essere utile sia per apprenderne l’uso responsabile sia per ricercare informazioni d’attualità, precisa UNESCO.

Una questione di riservatezza?

Le preoccupazioni sulla privacy, la sicurezza e il benessere dei dati sono anche alla base dei dibattiti sull’uso di alcune tecnologie nelle scuole, soprattutto da parte degli studenti in giovane età. Ci sono problemi di privacy sollevati quando applicazioni specifiche raccolgono dati utente non necessari per il funzionamento delle applicazioni. Tuttavia, attualmente solo il 16% dei paesi garantisce esplicitamente la privacy dei dati nell’istruzione per legge. Un’analisi ha rilevato che l’89% dei 163 prodotti tecnologici per l’istruzione raccomandati durante la pandemia da COVID-19 potrebbe acquisire dati sensibili da parte di ragazzi e ragazze.

Inoltre, 39 governi su 42 che hanno fornito istruzione online durante la pandemia hanno promosso utilizzi di applicazioni e tecnologie che mettevano a rischio o violavano la riservatezza a livello esplicito. Il nuovo rapporto GEM 2023, intitolato “Tecnologia nell’istruzione: uno strumento in base a chi?”, invita a prendere decisioni sulla tecnologia nell’istruzione per dare priorità alle esigenze dello studente, assicurandosi che qualsiasi uso delle apparecchiature a disposizione dello stesso sia appropriato, equo, scalare e sostenibile. Gli studenti devono apprendere i rischi e le opportunità che derivano dalla tecnologia e non esserne completamente disinteressati. Sono i singoli paesi, a detta dell’UNESCO, che devono fornire indicazioni migliori su quali sistemi sono consentiti nelle scuole e quali no, e sul loro uso responsabile. In aula dovrebbe essere consentita solo la tecnologia che ha un chiaro ruolo nel supportare l’apprendimento.