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Cellulari in classe: il rischio del vacuo chiacchiericcio invece di affrontare i nodi cruciali

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Sono settimane che il chiacchiericcio giornalistico e social gira a vuoto sui cellulari in classe, per culminare con le reazioni alla Circolare ministeriale del 19 dicembre, che tutti commentano come se fosse chissà che novità, chissà che cambiamento.

Tanto rumore per nulla, perché si tratta di semplici “indicazioni” che ripropongono tali e quali le misure prese nel 2007 quando il fenomeno dell’uso scorretto del cellulare era soltanto all’inizio.

La Circolare del ministro Valditara richiama integralmente la precedente del ministro Fioroni, ma manca di forza innovatrice.

La Circolare del 19 dicembre scorso si intitola “Indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari in classe” allo scopo di  contrastarne utilizzi impropri o non consentiti. Non si tratta di nuove disposizioni. Infatti, come  leggiamo nel testo, tutto è “già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla Circolare ministeriale n. 30 del 2007”. “Come si evince dalla suddetta Circolare, vige in via generale un divieto di utilizzo in classe di telefoni cellulari”.

Nel comunicato stampa si precisa inoltre che  “non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore”. Va detto che ogni istituto, nel proprio regolamento e nell’ambito della propria autonomia, è tenuto a stabilire divieti, sanzioni, eventuali usi didattici autorizzati o possibile utilizzo di emergenza. Quindi anche l’invito alla responsabilità lascia il tempo che trova.

Ma allora, viene da chiedersi, se tutto è “già stabilito e vigente” che bisogno c’era di enfatici comunicati stampa e di nuove circolari che non aggiungono o modificano alcunché?

Da questa inutile Circolare “si evince” piuttosto che la visione di scuola del governo, almeno fino a questo momento, non è ancora elaborata in un progetto definito. Probabilmente l’obiettivo è solo che se ne parli. Con qualche rischio però.

La Circolare del 2007 una visione di scuola ce l’aveva, ma dopo 15 anni non basta riproporla.

Se si va a rileggere la richiamata Circolare del 2007, risulta evidente che quell’intervento normativo dell’allora ministro Fioroni corrispondeva a una precisa visione di scuola, temporalmente collegata alla realizzazione dell’autonomia scolastica. L’idea di fondo era quella della comunità educante e dell’alleanza educativa fra studenti, docenti, genitori. Si puntava al patto di corresponsabilità fra scuola e famiglie, che proprio in quel periodo veniva formalizzato. Non si trattava di semplici indicazioni, ma di “Linee di indirizzo”, con “chiarimenti interpretativi e opportune iniziative di carattere operativo”. Da un lato il Ministero procedeva a una revisione dello Statuto degli studenti per adeguare il regime sanzionatorio a episodi particolarmente gravi, dall’altro sollecitava le scuole a recepire le novità nei propri regolamenti di istituto. È previsto fra l’altro (e tuttora vigente) che  “Il divieto di utilizzare telefoni cellulari durante lo svolgimento di attività di insegnamento–apprendimento, opera anche nei confronti del personale docente (cfr. Circolare n. 362 del 25 agosto 1998), in considerazione dei doveri derivanti dal CCNL vigente”.

Si trattava insomma di un intervento ben coordinato, dai divieti, alle sanzioni, alla prevenzione. Nessun aspetto è stato trascurato. Ma, dopo 15 anni, il quadro è cambiato e una semplice riproposizione non basta.

Il digitale sta decerebrando le nuove generazioni”: serve qualcosa di più incisivo per “governare” la situazione.

Dal 2007 ad oggi l’uso del cellulare è diventato enormemente più invasivo. Oggi abbiamo “Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare”. Anzi “Non è esagerato dire che il digitale sta decerebrando le nuove generazioni, fenomeno destinato a connotare la classe dirigente di domani”. A dirlo è l’indagine conoscitiva condotta dal Senato, pubblicata il 14 giugno 2021, e allegata alla Circolare di Valditara. Dopo aver audito moltissimi esperti, la Commissione del Senato è giunta alla conclusione che “Mai prima d’ora una rivoluzione tecnologica, quella digitale, aveva scatenato cambiamenti così profondi, su una scala così ampia e in così poco tempo” e che pertanto è necessario “governare e regolamentare quel mondo virtuale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno”. Nel documento vengono date alcune indicazioni pratiche e si evidenzia, fra l’altro, che “Dal ciclo delle audizioni svolte e dalle documentazioni acquisite, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario”.

Ecco, su questi nodi cruciali bisognerebbe intervenire in modo fattuale e innovativo secondo una visione di scuola adeguata ai tempi odierni e in linea con l’idea di società che si intende portare avanti.