Il telefono cellulare si può utilizzare in classe, anche se solo per fini didattici: dirlo è stato il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, a cui il 25 gennaio è stato chiesto un parere riguardo il tema, dopo che in Commissione Cultura alla Camera è iniziato l’esame dei disegni di legge in tema di educazione alla cittadinanza nella scuola primaria e secondaria, con all’interno anche la proposta di Forza Italia che prevede l’inibizione dei cellulari nelle classi – un divieto che varrebbe anche per i docenti – lasciando i cellulari in presidenza e per le chiamate di emergenza far riferimento alla segreteria.
Senza entrare nel dettaglio della norma inserita nel ddl, che ha come prima firmataria l’ex ministra dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini (Fi), e come primo firmatario Massimiliano Capitanio (Lega), il titolare del Miur ha sottolineato che “l’utilizzo dei device per quanto riguarda la didattica è uno strumento fondamentale e quindi sono a favore del loro uso ma soprattutto ho fiducia nei nostri studenti”.
“Credo molto nel loro senso di responsabilità sull’uso consapevole di questi strumenti ai fini di un migliore apprendimento. Condanno invece in maniera decisa l’uso per altri fini”, ha concluso il ministro.
Indirettamente, quindi, Bussetti non sembra accogliere in pieno la proposta di legge ora all’esame della VII Commissione Cultura di Montecitorio.
Ma cosa dice, nello specifico, la proposta di legge? “È vietata l’utilizzazione dei telefoni mobili e degli altri dispositivi di comunicazione elettronica da parte degli alunni all’interno delle scuole primarie, delle scuole secondarie di primo e di secondo grado e negli altri luoghi in cui si svolge l’attività didattica”, si legge nel testo ora all’esame dei parlamentari delala Commissione Cultura. Si tratta di un’integrazione al D.Lgs. 1994/297 – il Testo Unico sull’istruzione – che di fatto lascia fuori dalla porta (salvo casi eccezionali e per esigenze particolari, tra cui quelle didattiche) i device personali, compresi quelli dei docenti.
Nel contempo si chiede di svolgere nelle scuole “attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all’uso di Internet e degli altri strumenti digitali, nonché progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico”.
Intanto, secondo una ricerca di Skuola.net, è stato confermato che le classi smartphone e tablet in classe sono già una realtà consolidata: nel 56% dei casi l’uso è didattico e controllato dai prof.
portale Skuola.net, più della metà dei ragazzi (56%) dice di usare già il cellulare durante le lezioni: in 1 caso su 10 sono tutti i professori a cercare di sfruttare gli smartphoneper rendere le spiegazioni più coinvolgenti; il 47% di loro, invece, si deve accontentare solo di alcuni docenti che credono nelle potenzialità delle nuove tecnologie per l’accrescimento della cultura personale.
Ma quale è l’utilizzo? A più di 1 ragazzo su 3 – il 36% – viene chiesto di accenderli per approfondire le spiegazioni; nel 13% dei casi per usare App durante lezioni e compiti in classe; la stessa percentuale (13%) lo sfrutta per prendere appunti e organizzare lo studio.
Tuttavia è anche vero che, in tantissimi, aggirano costantemente i divieti (già esistenti): il 16%chatta con gli amici, il 13% controlla i social network, il 12% naviga su Internet, il 4% cerca le soluzioni ai compiti in classe, la stessa quota (4%)gioca.
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