In una scuola del Veneto dei ragazzi bestemmiano davanti all’insegnante perché hanno preso un’insufficienza e filmano il tutto con tanto di insulti razzisti durante la pausa. Questo non è un problema territoriale ma un’emergenza nazionale.
Se noi non interveniamo al più presto nel porre un limite serio – propongo il divieto totale – all’uso dei cellulari a scuola saremo colpevoli, al pari di chi non interviene a soccorrere naufraghi che hanno bisogno.
Se noi non ci rendiamo conto che abbiamo anche responsabilità su quello che circola sui telefonini di studenti minorenni non siamo degli adulti responsabili, e lo dico come madre e come insegnante.
A scuola ci sono computer e tablet, e se non ci sono, è compito provvedere: giusto educare all’uso di questi strumenti e alle nuove tecnologie. Ma se permettiamo queste derive, non siamo assolti, mi dispiace. Se proponiamo sospensioni, che non servono a nulla, nemmeno.
Sto ripetendo queste parole da più di quindici anni, da quando ho avuto esperienza in sistemi scolastici all’estero in cui un cellulare non poteva nemmeno entrare nell’edificio scolastico. Né mio né delle mie figlie né degli studenti o dei custodi. Rimango sempre più convinta sia la soluzione migliore.
Simonetta Lucchi
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