Con una argomentata circolare che fa riferimento a importanti studi e ricerche internazionali il ministro Valditara ha disposto “il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato, come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per documentate e oggettive condizioni personali”.
Sono comunque consentiti gli altri dispositivi digitali, come pc e tablet, che possono essere utilizzati per fini didattici sotto la guida dei docenti.
Le motivazioni addotte sembrano di alto profilo scientifico.
Molte ricerche internazionali, si legge nella circolare, hanno evidenziato una correlazione significativa tra l’uso del cellulare in classe, anche a scopo educativo, e il rendimento scolastico degli studenti.
Un’analisi approfondita – spiega ancora il Ministro – è stata presentata nel Rapporto Unesco “Global Education Monitoring Report 2023: Technology in Education: A Tool on Whose Terms?”, che sottolinea come i dati delle valutazioni internazionali, tra cui il Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA), mostrino un legame negativo tra l’uso eccessivo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e il rendimento degli studenti. In 14 Paesi, è stato riscontrato che la vicinanza ai dispositivi mobili distragge gli studenti, influenzando negativamente il loro apprendimento.
Nel Rapporto OCSE PISA 2022 (Volume II) “Learning During — and From Disruption”, emerge chiaramente che gli smartphone sono una fonte di distrazione, specialmente per gli studenti che li utilizzano frequentemente a scuola, con un impatto negativo sull’attenzione durante le lezioni di matematica.
Inoltre – prosegue la circolare – è stato osservato che l’uso continuo e spesso illimitato dei telefoni cellulari sin dall’infanzia e nella preadolescenza compromette lo sviluppo cognitivo naturale, con conseguenze quali la perdita di concentrazione, diminuzione della memoria, della capacità dialettica, dello spirito critico e dell’adattabilità.
Senza dimenticare, aggiunge il Ministro, il preoccupante aumento – anche in Italia – dei casi di sindrome dell’Hikikomori, un fenomeno di isolamento sociale volontario che spinge i giovani a rinchiudersi nelle loro case, rinunciando ai contatti con il mondo esterno.
Il Ministro conclude invitando le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione ad aggiornare i propri regolamenti e il patto di corresponsabilità educativa.
Nella scuola secondaria di primo grado, saranno previste specifiche sanzioni disciplinari per gli studenti che violeranno il divieto di utilizzo dello smartphone in classe.
E’ probabile che la circolare abbia bisogno di almeno un paio di chiarimenti.
Innanzitutto si tratta di capire come il divieto di uso dei cellulari a scopo didattico si concili con le norme primarie contenute nell’articolo 4 (comma 5) del DPR 275/99 (Regolamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche): “La scelta, l’adozione e l’utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, sono coerenti con il Piano dell’offerta formativa di cui all’articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e tempestività. Esse favoriscono l’introduzione e l’utilizzazione di tecnologie innovative”.
Il secondo punto poco chiaro riguarda proprio gli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali che, per definizione, sono più fragili degli altri alunni e necessitano di maggiori attenzioni anche a tutela della loro salute psico-fisica. La circolare, però, prevede che per questi alunni si possa “derogare” dal divieto utilizzando il PEI o il PDP, a seconda dei casi.
La domanda è: ma se i danni provocati dall’uso dei cellulari sono gravi, come scritto nelle premesse della circolare, non sarebbe il caso di tutelare tutti gli alunni a partire proprio da quelli con maggiori difficoltà?
Domande che già stanno circolando in rete e alle quali il Ministero dovrà forse rispondere prima dell’avvio dell’anno scolastico.
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