Si discute ancora di divieto di usare il cellulare scuola. Qualche settimana fa è praticamente esploso il caso del liceo Malpighi di Bologna, la cui rettrice Elena Ugolini, che abbiamo intervistato, ha deciso di vietare l’uso di cellulari a scuola a docenti e studenti. Una decisione che ha fatto davvero scalpore a cui hanno fatto seguito molte iniziative dello stesso genere.
A quasi un mese da quando si è concretizzata questa decisione Il Gazzettino riporta un caso simile, ma con delle differenze. A Treviso, nelle elementari De Amicis, Gabelli, Azzoni e Giovanni XXIII e nelle medie Serena né studenti né docenti potranno usare il cellulare a scuola, neppure durante la ricreazione. La preside Alessia Quadrini ha descritto la decisione come dettata dalla “necessità di assicurare, all’interno della comunità scolastica, le migliori condizioni per lo svolgimento sereno ed efficace delle attività didattiche, unitamente all’esigenza educativa di offrire ai ragazzi un modello di riferimento esemplare da parte degli adulti”.
Questo divieto, a quanto pare, è esteso anche agli altri membri del personale scolastico, come ATA e collaboratori scolastici. Un’eccezione è prevista: potranno usare i propri smartphone i collaboratori del dirigente scolastico e i coordinatori di plesso. “Per motivi logistici e organizzativi dovranno essere comunque raggiungibili in qualsiasi momento”, aggiunge la preside.
Ma Snals non ci sta: secondo il sindacato se c’è una regola essa deve valere per tutti. Il segretario provinciale Salvatore Auci crede che le categorie escluse da questo divieto dovrebbero usare i telefoni di servizio per essere sempre reperibili, e non i propri dispositivi personali.
Nelle scuole in questione, in ogni caso, è previsto che gli studenti usino gli smartphone per fini didattici, ma solo dopo aver informato i genitori. L’istituto comprensivo Serena di Treviso sottolinea anche che bisogna fare attenzione a fenomeni gravi relativi all’uso di smartphone a scuola, come la diffusione di immagini senza il consenso delle persone interessate, che si configura come una violazione della privacy.
In alcune scuole del trevigiano è capitato che alcuni studenti riprendessero di nascosto i loro docenti per realizzare fotomontaggi. “Davanti a episodi del genere saremo pronti a querelare le famiglie che hanno la responsabilità sui ragazzi. Il punto riguarda la tutela degli insegnanti anche sotto questo aspetto”, ha concluso Auci.
Su questi argomenti il corso Privacy e trasparenza in ambito scolastico, in programma dal 26 ottobre, a cura di Gabriella Chisari.
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