Lo ha spiegato Ketty Vaccaro, responsabile settore Welfare e sanità del Censis, presentando a Roma la ricerca ‘Diventare genitori oggi’, realizzata in collaborazione con la Fondazione Ibsa.
In generale il tasso di natalità nell’Unione europea (a 28 Paesi) è sceso dai 10,9 nati per mille abitanti del 2008 a 10,4 nel 2012. Il trend negativo ha riguardato in maniera più consistente Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda ed Estonia, mentre è rimasto invariato nel Regno Unito e in Svezia. In lieve aumento, invece, in Lituania. In cima alla classifica dei più fertili, nonostante il calo di circa un punto percentuale in 5 anni, resta l’Irlanda con 15,7 nati su mille abitanti nel 2012, seguita dal Regno Unito con 12,8 nati.
La difficile condizione economica che stiamo vivendo scoraggia soprattutto i giovani fino a 34 anni a decidere di avere un bambino. Nel 2013 in Italia si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente, con un calo del tasso di natalità da 9 a 8,5 nati per mille abitanti. Dall’inizio della crisi a oggi sono più di 62.000 i nati in meno all’anno, secondo i dati della ricerca del Censis.
L’Italia ha anche il primato delle mamme più attempate, oltre i 31 anni contro i 29,8 della media Ue. “Un dato che tra l’altro – ha sottolineato Vaccaro – è tenuto più basso dalle molte mamme straniere. L’età elevata delle mamme – ha concluso – è del resto entrata nell’immaginario collettivo: il 46% degli italiani considera che ci si debba preoccupare per la mancanza di figli non prima dei 35 anni, età in cui, in realtà, già parliamo di mamme attempate”.
Il 45% ammette di saperne poco e un ulteriore 15% afferma di non essere per nulla informato. Tra chi invece dichiara di conoscere il problema (40%), il 16% è stato coinvolto in maniera diretta, perché la questione ha riguardato una persona vicina (9%) oppure direttamente lui o il partner (7%). Forti incertezze si registrano sulle possibili cause dell’infertilità.
Il 61% degli italiani è convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se migliorassero gli interventi pubblici. Sgravi fiscali e aiuti economici diretti sono le principali richieste (71%), il 67% segnala l’esigenza di potenziare gli asili nido, il 56% fa riferimento ad aiutipubblici per sostenere i costi per l’educazione dei figli (rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto).
La maggioranza degli italiani è favorevole alla inseminazione omologa in vivo (l’85% del totale) e alla fecondazione omologa in vitro (73%). Le opinioni si dividono però sulla inseminazione/fecondazione eterologa. È d’accordo con l’uso di gameti esterni alla coppia il 40% degli italiani (tra i cattolici praticanti la percentuale scende al 30% e sale al 65% tra i non credenti). Il 35% è favorevole alla diagnosi pre-impianto (il 29% tra i cattolici praticanti). Solo il 14% concorda con la possibilità di ricorrere alla maternità surrogata (il cosiddetto “utero in affitto”). E appena il 9,5% è favorevole alla possibilità di scegliere in anticipo il sesso del nascituro
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