Secondo il Censis, che ha fotografato tempi e media delle ore che gli studenti spendono sui libri dentro e fuori dalle aule scolastiche, in Italia la tendenza è quella di abbondare con i compiti a casa, sia durante l’anno scolastico che durante le pause delle vacanze.
Rispetto ai colleghi degli altri Paesi europei, gli studenti quindicenni italiani sono quelli che in Europa dedicano più tempo ai compiti a casa, conuna media di 2,3 ore al giorno.
Ma non solo questo, secondo il Censis anche il tempo della frequenza scolastica è tra i più elevati: in media 27,2 ore alla settimana, un valore più basso solo di quello della Germania dove si trascorrono 28,0 ore di frequenza, ma solo 1,2 ore al giorno dedicate allo svolgimento dei compiti a casa.
E se qualcuno pensasse che assegnare compiti a casa aumenta il rendimento degli alunni, secondo l’indagine del Censis, il tempo di apprendimento aggiuntivo non si traduce sempre in risultati migliori. Anzi, secondo altri potrebbe essere peggiore, aumentando il rifiuto verso la scuola da parte dei più fragili.
E infatti, per il 67,5% dei dirigenti scolastici ci sarebbe bisogno di unaregolamentazione specifica. Per il 98,3% è fondamentale che ogni docente si ritagli del tempo in classe per migliorare il metodo con cui gli studenti svolgono i compiti. Per il 95,1%, infine, i docenti si dovrebbero coordinare tra loro.
E se il 63,7% ribadisce l’importanza di assegnare i compiti a casa, per l’85,4% gli insegnanti dovrebbero essere più attenti alle ricadute sull’apprendimento.
Per il 52,5% spesso i docenti si limitano a verificare lo svolgimento degli esercizi, senza correggerli, e per il 58,4% non esiste una linea di condotta comune nell’ambito di uno stesso istituto scolastico.
Il 51,0% dei presidi ritiene che gran parte dei docenti dia per scontato che i genitori debbano supportare i figli nello studio domestico, e il 43,0% aggiunge che spesso vengono assegnati compiti che gli alunni non saprebbero svolgere senza l’aiuto dei genitori.
Un maggiore impegno a casa dello studente, affermano i dirigenti scolastici, non significa matematicamente un miglioramento nel rendimento.