Il Censis, attraverso una sua indagine, restituisce un panorama sconfortante sugli esiti della didattica distanza, mettendo in discussione per certi versi quanto finora era stato raccontato sulla partecipazione degli alunni e sulla efficacia della proposta delle lezioni online, nata a seguito delle forzate chiusure delle scuola per coronavirus.
L’indagine è importante perché rappresenta il primo report del progetto “Italia sotto sforzo” e in essa si sottolinea come la scuola sia andata avanti tra mille difficoltà soprattutto grazie all’impegno personale delle diverse figure coinvolte, dai docenti, alcuni catapultati per la priva volta nell’universo digitale, agli alunni.
Il Censis ha basato la sua indagine su un campione di 2.812 dirigenti scolastici (pari al 35% del totale dei presidi italiani) alle prese con l’emergenza Covid-19 e i suoi effetti sulla scuola.
Il primo elemento che appare riguarda la buona volontà e l’impegno degli insegnanti che però non sono stati sufficienti ad assicurare l’inclusione nei processi educativi di tutti gli studenti. Solo nell’11% delle scuole tutti i ragazzi sono stati coinvolti nella didattica a distanza, e solo l’1% degli istituti non ha dovuto fornire attrezzature hardware.
Ma la scuola si è scoperta non attrezzata per la didattica distanza, come del resto sempre abbiamo documentato anche attraverso le nostre interviste con tanti prof, ma che ora viene “certificata” anche dal 61% dei presidi. Per tutti è stata però un’occasione di apprendimento e riflessione sul futuro e l’84% dei dirigenti ritiene che probabilmente si ricorrerà più spesso a questa modalità, integrata con le attività in aula.
Tuttavia l’aspetto critico più evidente che emerso riguarda il fatto che solo l’11% dei dirigenti ha dichiarato che, a fine aprile, tutti gli studenti erano coinvolti nelle attività a distanza.
Nel 40% delle scuole la dispersione è superiore al 5% della popolazione studentesca, con maggiori criticità nelle scuole del Mezzogiorno.
Inoltre, per il 75% dei dirigenti si è ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti in base alla disponibilità di strumenti informatici e alle competenze tecnologiche dei familiari.
Il 53% ritiene che non si è riuscito a coinvolgere pienamente gli studenti con bisogni educativi speciali. Fondamentale poi, si è evidenziato, soprattutto per i bambini della scuola primaria, il supporto dei genitori per il collegamento online e per lo studio.
Inoltre solo l’1% delle scuole non ha avuto la necessità di fornire attrezzature hardware per permettere la realizzazione della didattica a casa. L’84% ha distribuito device agli studenti. Ma a fine aprile il 7% delle scuole non era ancora riuscito a dotare gli studenti bisognosi di attrezzature adeguate.
Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “La meraviglia delle scoperte” tenuta da Dario De Santis dal titolo: “I Simpson, nel…
"Servirebbero più risorse per la scuola pubblica e per l'istruzione per garantire il diritto al…
I compiti a casa sono il momento del consolidamento e della rielaborazione delle conoscenze, e dell'esercitazione…
È partito il 21 scorso alle 15,10 da Torino Porta Nuova il "Sicilia Express", il…
Una aspirante partecipante al concorso ordinario PNRR 2024 della scuola primaria e infanzia, ci chiede…
Il 19 dicembre 2024 segna un passo decisivo per l’organizzazione del concorso docenti. Con una…