“I dati OCSE rilevano che le competenze delle nostre studentesse e dei nostri studenti sono migliorate soprattutto in matematica e scienze, segno che la riforma del sistema scolastico Gelmini ha inciso positivamente sugli apprendimenti. Diversamente dalla sinistra, abbiamo sempre sostenuto che la qualità degli apprendimenti non dipende dal numero di ore di lezione ma da una didattica che utilizzi anche le nuove tecnologie e dall’attenzione alla formazione e all’aggiornamento dei docenti. Quegli stessi dati ci dicono anche che la scuola può essere ancora un’opportunità per migliorare la propria posizione socio-economica. Per noi, questo deve spingere a puntare ancora di più sul collegamento con il mondo del lavoro, sulla formazione professionale e sull’internazionalizzazione e il collegamento con le scuole dei paesi europei, per lo scambio di esperienze e di approcci culturali e formativi. Restano inoltre centrali gli interventi per gli studenti disabili, in difficoltà e per gli immigrati, che abbiamo il dovere di aiutare con una forte progettualità di integrazione”.
Ma Francesca Puglisi, componente Pd in commissione istruzione in Senato, ha dichiarato: “Il rapporto Ocse–Pisa apre qualche spiraglio di ottimismo per il miglioramento delle competenze scientifiche degli studenti italiani, ma dipinge, in generale, un ritardo dell’intero sistema scolastico. I pesanti tagli dei governi precedenti fanno sentire i propri effetti sull’alto tasso di ripetenza dei quindicenni e sulla dispersione scolastica. I dati confermano infatti che mentre tra il 2001 e il 2012 nell’area Ocse si è registrato un aumento di spesa nell’istruzione in Italia, invece, per gli studenti tra i 6 e i 15 anni abbiamo avuto una contrazione dell’8%. Un pessimo modo di preparare il Paese a sostenere la sfida della competitività che passa inevitabilmente per la qualità del capitale umano.
Altro dato allarmante è l’enorme divario che si registra tra il Nord e il Sud del Paese e la crescente difficoltà che incontrano gli studenti figli di genitori stranieri nel proprio percorso scolastico. Il governo Letta ha iniziato a reinvestire nell’istruzione.
Ora serve una vera “Costituente della scuola” che sappia coinvolgere tutti gli attori, affinché le risorse vengano investite nella giusta direzione per alzare i livelli di apprendimento degli studenti, dimezzandone la dispersione.
Partiamo da tre mosse: estensione della scuola 0/6 anni e tempo pieno nella primaria nel mezzogiorno per recuperare gli svantaggi di partenza, investimento nella formazione degli insegnanti delle medie e del primo biennio delle superiori per innovare la didattica, scuole aperte il pomeriggio e materie comuni obbligatorie e di libera scelta nella secondaria di secondo grado, perché studiare non sia un supplizio, ma una sfida appassionante per il futuro di ogni studente”.
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