“Nonostante le rassicurazioni del premier, ci preoccupa la scelta di non intervenire per decreto per coprire i 50.000 posti vacanti e disponibili nella scuola”. Lo ha detto, ad “Omnibus”, l’on. Elena Centemero, responsabile scuola e università di Forza Italia.
“A settembre, per l’avvio dell’anno scolastico, le scuole devono poter contare su un corpo docente stabile e le immissioni in ruolo non si fanno in un attimo, come forse pensa Renzi. I tempi per varare le assunzioni non sono solo quelli del Parlamento, ma anche quelli necessari alla macchina amministrativa del Ministero e degli Uffici scolastici regionali per mettersi in moto”.
Quanto alla scelta di un DdL, per Centemero si tratta di “una decisione con cui l’Esecutivo cerca di scaricare le proprie responsabilità sul Parlamento, che comunque farà la propria parte con impegno e determinazione. Noi siamo disponibili a sostenere quelle parti del ddl che rientrano da sempre nella nostra proposta per la scuola ma certo non sosterremo una stabilizzazione in massa di precari, alcuni dei quali non insegnano da anni, con criteri che daranno vita a molti contenziosi”.
Inoltre sul garantire diritto la libertà di scelta educativa, in una lettera rivolta al presidente Renzi e pubblicata da “Avvenire”, 37 parlamentari e due eurodeputati di Forza Italia scrivono: “Ci uniamo alla lettera indirizzata da 44 colleghi onorevoli per chiedere che nel disegno di legge per la ‘buona scuola’ trovi piena realizzazione la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa della famiglia, ampiamente riconosciuto dalle nostre Madri e dai nostri Padri Costituenti. L’Italia non può e non deve confermarsi come la più grave eccezione negativa europea alla garanzia di questo diritto”.
Nel testo, di cui è prima firmataria la responsabile nazionale scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero, si osserva che “ancora oggi si assiste alla discriminazione delle studentesse e degli studenti figli di famiglie che, volendo esercitare il diritto alla libertà di scelta educativa, hanno affermato questa libertà indirizzandosi verso la scuola pubblica paritaria. Chi non sceglie la scuola pubblica statale non può essere costretto a pagare due volte, prima con le tasse e poi con la retta scolastica, mentre lo Stato incassa due volte, con l’imposta e con la mancata spesa per l’alunno”.
“La scelta degli strumenti più idonei per il raggiungimento di un’effettiva parità è vasta – ricordano i parlamentari azzurri -e la sua applicazione può essere graduale. Un sistema fondato – nel breve periodo – sulla detrazione fiscale, seguito – nel medio periodo – dal buono scuola, sulla base del costo standard, potrebbe essere un primo significativo passo verso una soluzione di tipo europeo. È da oltre 30 anni che l’Europa ci richiama alle nostre responsabilità: è tempo di assumercele”.