In questi giorni, si susseguono articoli di giornale e servizi televisivi, aventi per oggetto il leit motiv della difficoltà dei vari Uffici Scolastici Regionali (USR) nel reperire docenti per il sostegno e del paradosso che, quando se ne trovano, essi sono spesso non abilitati e specializzati. Tutto ciò, ovviamente, non fa altro che alimentare e corroborare la convinzione sempre più diffusa tra le famiglie dei ragazzi con disabilità che, senza la presenza dell’insegnante di sostegno in classe, i loro figli non avrebbero assicurata un’inclusione di qualità.
Tuttavia, a parere di chi scrive, tale assunto è opinabile e del tutto da dimostrare. Infatti, il luogo comune, ormai sfortunatamente generalizzato tra i genitori degli alunni disabili, secondo il quale il docente per il sostegno è da ritenersi l’unica “risorsa” a disposizione dei loro figli, ha finito per determinare il principale dei “mali scolastici” del sostegno italiano, e cioè il perverso meccanismo della delega ai soli insegnanti specializzati del processo di inclusione.
Questa eccessiva attenzione focalizzata solo sul docente di sostegno (rafforzata purtroppo dal Miur anche con il neonato Decreto attuativo della Buona Scuola n. 66/17), infatti, ha causato una vera e propria “distorsione” dello spirito genuino ed autentico del nostro modello di inclusione, fondato sui principi dell’UDL (Universal Design for learning) dell’art 24 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, dell’”Istruzione di tutti e di ciascuno”, dell’autonomia, dell’ICF dell’OMS del 2000 e, soprattutto, del supporto anche da parte del “contesto” agli alunni/studenti con disabilità.
Proprio per la mancanza di un “sostegno” diffuso da parte di un contesto azzerato dalla centralità della figura del docente di sostegno spesso impreparato, esattamente 20 anni fa, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ed i suoi Enti collegati hanno mobilitato tutte le energie e risorse disponibili, ottenendo l’emanazione della “civilissima” Legge 284 del 28 agosto del 1997, che ha consentito la costituzione di ben 17 Centri di Consulenza Tiflodidattica (CCT), coordinati dalla Federazione Nazionale Pro Ciechi e dalla Biblioteca per i Ciechi di Monza.
Trattasi di strutture a livello regionale capaci di sostenere l’inclusione scolastica delle studentesse e degli studenti minorati della vista nella scuola di tutti. Infatti, dopo vent’anni di “onorevole” attività, i nostri CCT si configurano oggi come dei “centri di risorse”, dai quali far partire ed erogare i servizi essenziali per l’inclusione dei nostri ragazzi, cioè l’assistenza scolastica, la fornitura dei necessari sussidi tiflodidattici ed un’adeguata consulenza tiflopedagogica e tiflodidattica.
Insomma, noi dell’UICI, in questi ultimi vent’anni, di fronte alle “crepe” del nostro sistema inclusivo, non abbiamo abbandonato gli allievi con disabilità visiva e le loro famiglie, svolgendo un’azione di supplenza, chiamando a raccolta le migliori energie di coloro che si occupavano dei ciechi e degli ipovedenti e dimostrando, attraverso i nostri 17 CCT che è anche e soprattutto il contesto (e non solo il docente di sostegno) a garantire un processo di inclusione scolastica davvero di qualità.
Ma, in questi vent’anni, le risorse di questi 17 Centri non sono state sufficienti, perché essi hanno operato singolarmente ed in modo finora parcellizzato.
Il problema è che, a causa degli inutili individualismi che hanno caratterizzato la storia passata delle Istituzioni Pro Ciechi, tali strutture sono rimaste isolate dal resto del territorio e non integrate fra di loro.
Grazie al nuovo Presidente Nazionale dell’UICI Mario Barbuto, si è posto definitivamente fine a questo grave stato di cose, facendo “risorgere” all’inizio del 2016 il Coordinamento degli Enti collegati all’UICI e, soprattutto, dando vita al cosiddetto “Network per l’Inclusione Scolastica” (NIS).
Il NIS rappresenta il tentativo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di ottimizzare tutte le sue risorse e competenze (finora disperse), mettendole insieme e realizzando un unico ed omogeneo Servizio Nazionale di supporto all’inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità visiva, in “rete” con le scuole ed ovviamente con i servizi del territorio.
Le principali Istituzioni che ne fanno parte sono: l’UICI, la Federazione Pro Ciechi, la Biblioteca per i Ciechi “Regina Margherita” e l’I.Ri.Fo.R.
Si tratta di un gruppo tecnico di esperti tiflologi che ha definito:
le Linee guida dei servizi di consulenza tiflodidattica;
i Livelli Essenziali delle Prestazioni, gli Indicatori di qualità ed i Criteri di valutazione dell’inclusione scolastica degli allievi ciechi ed ipovedenti (numero e qualifica degli operatori, quali le loro competenze specifiche, quali tipologie di materiali e sussidi didattici e di strutture disponibili presso i CCT e gli ex Istituti dei ciechi, la capacità di formazione del personale scolastico e non, ecc.);
la mappa dei “luoghi” del sostegno dei minorati della vista (è stata ipotizzata una “rete” a tre livelli: Sportelli informativi di base presso i CTS (o Scuole Polo come ribattezzati dalla recente Delega sul sostegno), Centri specialistici regionali presso i Centri di Consulenza Tiflodidattica e gli ex Istituti dei ciechi, ed infine Centri di “eccellenza” a livello nazionale, come ad esempio, il Centro di Documentazione Tiflologica della Biblioteca di Monza, il Centro di produzione del materiale tiflodidattico della Pro Ciechi, il Centro del Libro Parlato dell’UICI, il Museo Statale Omero di Ancona, il Centro per le Ricerche Informatiche dell’ Istituto “Cavazza” di Bologna, il Centro per l’Inclusione degli Ipovedenti dell’Istituto “Chiossone” di Genova, i Centri di Riabilitazione per ciechi pluriminorati del” Sant’Alessio” di Roma e del “Serafico” di Assisi e le principali Stamperie Braille del nostro Paese);
i curricula delle due fondamentali “figure” professionali a supporto dell’inclusione scolastica dei minorati della vista, e cioè: l’Assistente all’autonomia e alla comunicazione(operatore di I° livello) e l’Esperto in scienze tiflologiche(operatore di II° livello), che attualmente sono privi di un loro specifico profilo e percorso formativo.
sottolineare oggi l’importanza di tali figure professionali (da formare con appositi Master di I° e di II°, da estendere anche ai Consulenti tiflologi dei nostri CCT) non significa voler eliminare i prof di sostegno e “medicalizzare” il processo di inclusione degli alunni/studenti con disabilità visiva, ma al contrario riaffermare e riproporre finalmente la necessità della specificità tiflologica per una loro “vera” ed adeguata partecipazione nella scuola di tutti e per un loro pieno successo formativo.
Da tutto quanto finora esposto, si arguisce facilmente l’enorme importanza della creazione del NIS dell’UICI e del recupero del Coordinamento tra i suoi Enti collegati ed i suoi Centri di Consulenza Tiflodidattica.
La nostra convinzione, infatti, è che, solo facendo squadra, mettendo in comune competenze, esperienze e risorse e lavorando insieme al Miur su progetti condivisi, si potrà vincere la “sfida” italiana di un’inclusione scolastica realmente di qualità e “for all”
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: direttorescientifico@irifor.eu
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