Dopo la metà di giugno potrebbero prendere avvio nelle scuole attività educative estive gestite da Comuni e Associazioni.
Lo prevede un documento tecnico del Dipartimento della Famiglia redatto sulla base degli orientamenti della Società italiana di pediatria.
Al documento hanno collaborato diversi Ministeri, la Conferenza delle Regioni e l’Associazione dei Comuni.
Il problema della ripresa dei servizi educativi è una questione centrale per motivi sociali e pedagogici: poco meno di un secolo fa Vigotsky, uno dei massimi psicologi dell’età evolutiva del ‘900, aveva spiegato e dimostrato, con dati sperimentali alla mano, che lo sviluppo linguistico del bambino è strettamente legato alla sua vita sociale. E insieme a lui tanti altri psicologi e pedagogisti hanno evidenziato il ruolo delle relazioni sociali nello sviluppo cognitivo dei bambini.
Il periodo estivo potrebbe quindi essere una occasione per recuperare almeno in parte ciò che si è perso da marzo ad oggi
I servizi educativi estivi dovranno però sottostare a regole precise in modo da garantire la sicurezza dei piccoli ospiti e degli operatori.
All’ingresso del mattino bambini e ragazzi dovranno essere “controllati” e dovranno igienizzarsi accuratamente le mani; ci sarà un adulto ogni 5 bambini in età di scuola dell’infanzia, uno ogni 7 per bambini dai 6 agli 11 anni e uno ogni 10 per i più grandi.
Tutto questo potrà far lievitare i costi dei servizi e quindi anche le rette a carico delle famiglie anche se per la verità, nel decreto Rilancio sono previsti stanziamenti e contributi sia per gli enti locali che per le famiglie, contributi che il PD si è già detto pronto a far incrementare nel momento in cui il decreto dovrà essere convertito in legge.
In ogni caso i centri estivi saranno una sorta di prova del nove per la riapertura delle scuole a settembre.
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