C’era una volta il Partito Democratico che guidava il Paese praticamente da solo. È passato poco più di un lustro, ma a guardare il panorama politico attuale sembra una vita.
Il Pd, infatti, si ritrova ancora meno saldo, con una percentuale di voti inferiore alle aspettative, con Enrico Letta, in uscita forzata (il nuovo segretario arriverà però non prima di marzo 2023) e la direzione da rifondare. E anche all’opposizione, in Parlamento, di un Governo probabilmente mai così a destra come quello che è scaturito delle votazioni politiche di un mese fa.
Malpezzi: il “merito” è una bellissima parola, ma…
Da Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd, sono arrivate vere bordate al discorso della Meloni, giudicato “vago e indefinito”.
Malpezzi ha criticato anche la decisione di inserire la parola “merito” nella descrizione del ministero dell’Istruzione: rivolgendosi proprio alla premier, la dem ha detto che “il merito che è una bellissima parola Presidente ma per poter essere premiati le ricordo che, come minimo, bisogna essere messi in grado di gareggiare alla pari”.
“Questo significa – ha continuato Malpezzi – che prima di parlare di merito io vorrei che la scuola si occupasse di combattere tutte le disuguaglianze e di garantire che nessun destino sia già scritto”, ha chiosato Malpezzi.
L’ex premier: non capisco queste polemiche sul merito…
Le sue parole non sono piaciute a Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che sempre durante la dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Meloni al Senato, si è rivolto “agli amici del Pd: io non riesco a capire come sia possibile che il primo argomento di discussione sia attaccare la maggioranza per il merito, per il nome dato a un ministero…”, riferendosi esplicitamente al nuovo dicastero dell’Istruzione e del merito, così ribattezzato dal nuovo Governo sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
“Lo dico a Simona Malpezzi che era una pasdaran del fatto che bisognasse inserire il merito nella Buona Scuola”, ha concluso Renzi strappando applausi da diversi senatori del centro-destra.
Il “paracadute” di Renzi
Durante il suo intervento Renzi ha anche strappato quattro applausi ai senatori del centrodestra, destando, scrive l’Ansa, anche la “viva attenzione di Giorgia Meloni con l’espressione divertita” e “ha scambiato qualche parola con Matteo Salvini”.
“L’entusiasmo del centrodestra si è manifestato anche per le critiche della sinistra alla prima premier donna, perché non rappresenterebbe appieno le donne. “Ma scusate, queto è masochismo” ha affermato al termine di questa parte di intervento, “suscitando non solo gli applausi ma anche l’ilarità del centrodestra”.
L’ex premier e sindaco di Firenze, quindi, almeno sulla scuola sembra posizionarsi al momento più dalla parte del Governo guidato da Meloni che vicino a quella dei suoi ex alleati di partito.
E quello di Renzi si potrebbe tradurre in un potenziale “paracadute”, che, alla lunga, potrebbe garantire lunga vita all’Esecutivo FdI, Lega, Fi. E anche maggiori possibilità di riformare il Paese, sempre più catapultato a Destra.