Gli scrittori ed intellettuali dovrebbero essere avversi al potere, palesando una critica di fondo benefica per la società: invece, negli ultimi decenni si sono sempre più “appiattiti”, trasformandosi per lo più in meri illustratori e conservatori dell’esistente. Tra gli ultimi più fedeli al loro ruolo, figurano senz’altro Pier Paolo Pasolini e Leonardo Sciascia: a ricordarlo sono gli organizzatori di un convegno sul tema, che si terrà a Casarsa, in provincia di Pordenone, venerdì 8 e sabato 9 novembre, promosso dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini in collaborazione con l’associazione Amici di Sciascia.
L’evento, intitolato “Pasolini e Sciascia: ‘ultimi eretici’. Affinità e differenze tra due intellettuali soli e disorganici, ‘fraterni e lontani’“, inaugura il ciclo di manifestazioni del “Novembre Sciasciano”, ideato dagli Amici di Leonardo Sciascia e diretto da Filippo La Porta, nella ricorrenza del trentennale della morte.
Il simposio indagherà i rapporti, spiega una nota, “tra due giganti della cultura del Novecento intorno a diversi temi: dal potere politico alla scuola, dal cinema alla sfera del sacro, dalla poesia alle recensioni”.
Sciascia ha osservato che lui era l’unico in grado di capire davvero Pasolini, “fraterno e lontano”. Il libro “L’affaire Moro” di Sciascia (1978) si propone fin dalle prime pagine come una continuazione di riflessioni pasoliniane.
L’autore di “Ragazza di vita” in una recensione del 1975 a “Todo modo” scrisse che Sciascia si “è sempre mantenuto purissimo, come un adolescente”, e che la sua autorità “è legata a quel qualcosa di debole e fragile che è un uomo solo”.
Per gli organizzatori del convegno di Casarsa, “in Pasolini e Sciascia si è incarnata per l’ultima volta nel nostro Paese la figura dell’intellettuale eretico, coscienza del éaese, voce dissidente solitaria e non allineata. A loro è stata riconosciuta un’autorevolezza straordinaria – nella società italiana – un attimo prima che gli intellettuali sono decaduti da legislatori a meri interpreti (Zygmunt Bauman), da critici del potere a cantori postmoderni dell’esistente”.
“L’idea stessa di engagement, d’impegno politico/civile dello scrittore ha subito da allora una mutazione radicale”.
Nato da un progetto originale di Filippo La Porta, il convegno di Casarsa tenterà di documentare affinità e differenze tra i due autori: comune esperienza nella scuola, impegno civile e al tempo stesso ‘disorganicità’, avversione al potere e alle sue retoriche, intellettuali laici ma con il senso del sacro, diffidenza per la neoavanguardia, ruolo di opinionisti sui grandi quotidiani, idea di letteratura come verità.
L’evento segue la cerimonia svolta a 44 anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini, avvenuta all’idroscalo di Ostia nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, celebrata sabato 2 nel cimitero di Casarsa della Delizia (Pordenone), dove è sepolto il poeta e regista.
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