Una docente e due medici curanti risultano indagati dalla Procura di Rimini con l’accusa di concorso per truffa ai danni dello Stato: l’ipotesi è che i due medici con attestazioni di false diagnosi abbiano permesso all’insegnante di giustificare l’assenza dal servizio per lunghi periodi dagli istituti scolastici romagnoli dove era in servizio.
La Procura, scrive l’Ansa, ha chiesto il rinvio a giudizio per la docente e i due professionisti, tutti e tre residenti in provincia di Reggio Calabria.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza di Rimini, coordinata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, l’insegnante attraverso i certificati di false malattie avrebbe truffato lo Stato del proprio stipendio da insegnante per una somma di quasi 50mila euro.
“La professoressa – scrive l’agenzia – , 30 anni, dal 2019 fino all’anno scolastico 2022 ha ricevuto diversi incarichi a tempo determinato come supplente, in provincia di Rimini. Nel corso dei tre anni scolastici, avrebbe prodotto una serie di certificazioni mediche per non presentarsi in cattedra”.
Le attestazioni di malattia o di incidenti con conseguenze fisiche sarebbero state “firmate dai due medici calabresi, indagati in concorso per truffa e falsi certificati”: i due medici “di volta in volta hanno diagnosticato e prescritto addirittura terapie salvavita per sindromi da vertigini, distorsioni alla caviglia, ascesso ai denti, lombalgia e sindrome di Meniere, fino alla gravissima insufficienza renale cronica”.
“Nel periodo Covid inoltre all’insegnante è stata anche diagnosticata una reazione avversa al vaccino. Le assenze duravano mesi, con certificati che andavano da gennaio a maggio per poi riprendere regolarmente nel settembre successivo”.
E’ chiaro che se le accuse dovessero rivelarsi fondate, per la docente potrebbero venirsi a determinare delle conseguenze rilevanti anche sul piano professionale: sull’entità, tuttavia, al momento non possiamo prevedere nulla.
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