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Certificato medico annullato, ecco le regioni in cui non è più obbligatorio


Il certificato medico, il lascia passare a scuola dopo cinque giorni di malattia degli studenti, ha vita breve in Italia, a resistere solo tre regioni: Sicilia, Campania e Molise.

L’ultima regione che ha aderito è stata la Sardegna, anticipata da Calabria e Toscana.

Certificato medico non più obbligatorio in alcune regioni d’Italia

Nella pratica, lo studente dopo cinque giorni di assenza per malattia, può tornare in classe senza l’obbligo di presentare il certificato medico. Si tratta di una misura che era stata chiesta a gran voce anche dall’associazione dei pediatri che hanno spiegato: “Nelle malattie infettive infatti, il pericolo di contagio è massimo nei giorni di incubazione e di esordio dei sintomi, mentre si riduce durante il periodo di convalescenza per diventare, una volta superati i 5 giorni dall’inizio della malattia, così basso da permettere la presenza in collettività”.

Secondo quanto si legge della relazione illustrativa che il consiglio regionale della Calabria ha allegato alla legge dello scorso 25 ottobre, “l’obiettivo è quello di eliminare le attività amministrative non necessarie che sovraccaricano la medicina territoriale e quelle dei pediatri di libera scelta, la cui carenza di risorse è un fatto ormai notorio, aggravato dal periodo pandemico e dalla nota carenza dei medici di base”.

Il certificato medico per la riammissione a scuola era già stato cancellato da altre regioni e province autonome come: Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna, Calabria e Veneto. La materia rientra nella competenza legislativa concorrente delle Regioni.

In Sicilia il certificato medico resiste ancora nonostante un qualche spiraglio di cambiamento si era avuto nella legge di Stabilità regionale del luglio 2019, dove la vecchia normativa che imponeva l’obbligo di certificazione medica dal sesto giorno di assenza in poi è stata modificata, riducendo i giorni da 10 a cinque. Tuttavia, la norma non è stata ancora superata del tutto con un adeguamento alle altre regioni d’Italia. Si attendono risvolti.

Redazione

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