il D.L.vo n. 62 del 13 aprile 2017 e i decreti ministeriali attuativi hanno introdotto delle novità per quanto riguarda le Linee Guida sulla valutazione autentica nelle scuole.
Ma cosa è cambiato in questi modelli? Come si armonizzeranno, per la scuola secondaria di primo grado, la certificazione delle competenze effettuata dalle scuole con le “indicazioni descrittive” a seguito delle prove nazionali di Italiano e Matematica e con la “certificazione sulle abilità di comprensione ed uso nella lingua Inglese”, rilasciate dall’Invalsi?
Ma soprattutto, in che modo realizzare prove autentiche efficaci e non troppo dispendiose in termini di tempo e di risorse?
Le nuove Linee guida riprendono il tema della certificazione delle competenze ed offrono alle scuole ulteriori contributi di chiarimento anche su aspetti ancora poco considerati nell’ambito della cosiddetta valutazione autentica.
La nota Miur dello scorso 9 gennaio spiega, per quanto riguarda le Linee guida, che la certificazione delle competenze, che accompagna il documento di valutazione degli apprendimenti e del comportamento degli alunni, rappresenta un atto educativo legato ad un processo di lunga durata e aggiunge informazioni utili in senso qualitativo in quanto descrive i risultati del processo formativo, quinquennale e triennale, anche in vista della ulteriore certificazione delle competenze al termine dell’obbligo di istruzione del secondo ciclo. Tale operazione, pertanto, piuttosto che come semplice trasposizione degli esiti degli apprendimenti disciplinari, va intesa come valutazione complessiva in ordine alla capacità degli allievi di utilizzare i saperi acquisiti per affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi, reali o simulati.
Con la certificazione si vuole richiamare l’attenzione sul nuovo costrutto della competenza, che impone alla scuola di ripensare il proprio modo di procedere, suggerendo di utilizzare gli apprendimenti acquisiti nell’ambito delle singole discipline all’interno di un più globale processo di crescita individuale.
I singoli contenuti di apprendimento rimangono i mattoni con cui si costruisce la competenza personale. Non ci si può quindi accontentare di accumulare conoscenze, ma occorre trovare il modo di stabilire relazioni tra esse e con il mondo al fine di elaborare soluzioni ai problemi che la vita reale pone quotidianamente.
Progettare l’attività didattica in funzione delle competenze e della loro certificazione richiede una professionalità docente rinnovata e attenta alle domande, anche e soprattutto implicite, che possono venire dagli alunni.
Se intesa in questa prospettiva di complessivo rinnovamento didattico, la valutazione e certificazione delle competenze possono costituire un’occasione importante per realizzare l’autonomia delle scuole e valorizzare la creatività e la responsabilità professionale degli insegnanti.
La certificazione è strumento utile per sostenere e orientare gli alunni nel loro percorso di apprendimento dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado e, successivamente, sino al conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica professionale.
La formulazione di una certificazione di competenze fondata su evidenze, presuppone una progettazione curricolare e una pianificazione dell’offerta didattica e degli ambienti di apprendimento tali da mettere l’allievo in situazione e in azione per acquisire conoscenze e abilità attraverso l’esperienza, ma anche per riflettere metacognitivamente e sviluppare metodi per acquisire informazioni, trasformare la realtà, generalizzare quanto appreso.
È inoltre indispensabile che gli allievi possano collaborare e interagire tra di loro per sviluppare atteggiamenti partecipativi, collaborativi ed empatici.
L’osservazione degli alunni in contesti d’apprendimento così concepiti, permetterà anche una valutazione del profitto più ricca e articolata, che terrà conto non solo delle conoscenze e delle abilità più semplici o di come l’allievo risponde ai compiti e agli esercizi scolastici.
La valutazione di profitto, quindi in questa prospettiva, si avvicinerebbe, pur non sovrapponendosi completamente, alla valutazione delle competenze e le votazioni in decimi potrebbero corrispondere, come recita il D. lvo 62/2017, all’art. 2, a “differenti livelli di apprendimento”, che richiedono di essere descritti nella loro progressione qualitativa.
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