Uno studio di Fondazione Nord Est e dell’associazione Talented Italians in the UK – TIUK, pubblicato in questi giorni, fotografa per la prima volta le proporzioni storiche del brain drain dall’Italia fra il 2011 e il 2021. I ricercatori si basano sui dati Eurostat, che a loro volta integrano le statistiche dei Paesi di destinazione dell’emigrazione dall’Italia.
La ricerca mette in luce dati e cifre e soprattutto indaga sulla tipologia di giovani, tra i 18 e i 34 anni, che decidono di lasciare il Paese. Se i numeri di chi emigrava negli anni 50 del Novecento erano superiori, emerge subito una differenza: allora lasciavano l’Italia soprattutto persone con una qualifica professionale e di studi inferiore alle medie nazionali; oggi il 30% dei giovani che lasciano ha la laurea, una quota superiore a quella dei laureati nella fascia d’età fra i venti e i 39 anni. Inoltre, altro dato significativo della ricerca è che giovani emigrati italiani verso il resto d’Europa sono molto probabilmente tre volte più numerosi di quanto stimato finora e sono circa 1,3 milioni di persone nell’ultimo decennio. In Europa (Gran Bretagna inclusa) vivono almeno 3,1 milioni di italiani: quasi un milione in più rispetto a quanto registrato dall’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Sulla base dei dati di Eurostat, l’agenzia statistica europea, si può stimare che per ogni giovane che viene a stabilirsi in Italia da un altro Paese europeo ci sono diciassette giovani italiani che espatriano verso il resto dell’Unione europea o in Gran Bretagna.
Le stesse cause che inducono i giovani italiani a cercare altrove migliori opportunità o condizioni di lavoro e di vita scoraggiano i giovani di altri Paesi europei a venire in Italia, nonostante la sua rinomata bellezza, si legge nello studio. Esiste un circuito europeo nei movimenti dei giovani e l’Italia non fa parte di tale circuito dal lato dell’attrattività, e vi partecipa invece in sovrannumero dal lato della fuoriuscita di giovani, di gran lunga la prima contributrice di capitale umano, mentre vi partecipa a pieno titolo la Spagna, nonostante sia distante linguisticamente e geograficamente da molti dei Paesi da cui attrae giovani quanto lo è l’Italia.
Esiste una sproporzione tra i dati Istat e quelli reali, questo è dovuto al fatto che quando si cambia Paese è obbligatorio prendere un domicilio ufficiale o la residenza nel Paese di arrivo, tuttavia molti migranti non sempre cancellano la propria residenza italiana e sfuggono all’osservazione dell’Istat. In media ponderata, gli emigrati “reali” sono 3,2 volte quelli dichiarati e arrivano appunto a 1,3 milioni di persone fra i venti e i 39 anni fra il 2012 e il 2021. A questo si aggiunge anche Facebook, il social da cui si evince quanti in Europa dichiarano di abitare fuori dall’Italia, ma indicano l’italiano come prima lingua, e si arriva appunto a 3,1 milioni di persone: un terzo in più rispetto ai dati ufficiali.
Gli studi della TIUK hanno evidenziato che l’insieme dei nuovi espatriati italiani costituisca una comunità di persone più giovani, più istruite e più motivate della media dei loro connazionali residenti in Italia. Perciò è formata da coloro che più possono contribuire ad aggiungere valore all’economia italiana.
ll Regno Unito, si legge nello studio di TIUK, è tra i Paesi più significativi nel contesto dei flussi emigratori dall’Italia, essendosi collocato nel 2021 al primo posto quale stato di destinazione (con 27.914 cittadini italiani emigrati in UK, di cui quasi 12mila con 20-39 anni di età). All’opposto, il Regno Unito è all’ottavo posto quale Paese di provenienza di immigrati in Italia: 11.666 nel 2021, di cui quasi 10mila i rimpatri di italiani (5.500 con 20-39 anni). Il Regno Unito, scrivono i ricercatori, rappresenta un ottimo esempio per approfondire il fenomeno della presenza di italiani all’estero, di come questa sia cambiata negli ultimi anni e, grazie ai dati emersi a seguito della recente uscita del Paese dall’Unione Europea, di quanto la sua entità sia sottovalutata. Per saperne di più al link https://www.fnordest.it/web/fne/content.nsf/0/207F7347275379C9C1258A4E002C8CCC/$file/Paper%20FINALE%20-%20Ottobre%202023.pdf?openelement
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