Attualità

Cervelli in fuga, i dati non lasciano dubbi

Il flusso continuo, anziché diminuire, sembra inarrestabile. Per cui dovremmo invertire le parole di John Kennedy del suo discorso d’insediamento: non dobbiamo chiederci che cosa noi possiamo fare per il nostro Paese. Ma è il nostro Paese che deve chiedersi cosa può fare per creare le condizioni perché i nostri ragazzi in gamba non lascino la nostra terra, o, comunque, possano ritornare dopo un pieno di esperienze e competenze maturate all’estero.

Le prime quattro province italiane, secondo l’indagine ISTAT riferita al 2020, che vedono i giovani scegliere una terra straniera sono Bolzano, Vicenza, Mantova e Macerata. Se a Bolzano la percentuale è sul quattro per mille, a Vicenza, e lo stesso per Mantova e Macerata, siamo al 3,6 per mille. Esattamente il doppio di dieci anni prima. La pandemia, in questo caso, non ha frenato il flusso migratorio. Sono 1296 i giovani, dai 18 ai 39 anni, che nel 2020 hanno lasciato il vicentino, su un totale di 2793 abitanti.

Nel nostro Paese, sempre nel 2020, le migrazioni verso l’estero sono state in tutto 160.000, cioè meno 11% sul 2019, e le immigrazioni 248.000 (-15,6% sul 2019).Parliamo dunque dei dati di due anni fa, ma sappiamo che quest’anno saranno diversi, considerati, al momento, i flussi degli ucraini arrivati in Italia, ad oggi i 70.000.Tornando ai dati ISTAT, la mobilità interna ha raggiunto nel 2020 1,3 milioni di persone, con un calo in un anno del 10,2%.Quali i titoli di studio in possesso della fascia giovanile che espatria

La metà circa ha una laurea o un titolo superiore alla laurea. I migranti italiani, per la metà, arrivano dal nord Italia. “Nell’ultimo decennio – si legge nell’indagine – si è registrato un significativo aumento delle cancellazioni anagrafiche di cittadini italiani per l’estero e un volume di ingressi che non bilancia le uscite, complessivamente 980 mila espatri e 400 mila rimpatri. Di conseguenza i saldi migratori con l’estero dei cittadini italiani sono negativi, soprattutto a partire dal 2015, con una media di 69 mila unità in meno all’anno”.

Per quanto riguarda il 2020 “il saldo migratorio con l’estero degli italiani è negativo per 65.190 unità. Nonostante il Covid, nel 2020 il flusso più consistente di cancellazioni per trasferimento della residenza all’estero di cittadini italiani si è registrato nel Nordovest (36 mila, +10 per cento rispetto al 2019), seguito dal Nordest (27 mila, +2 per cento)”.In salita anche i numeri che si riferiscono all’Italia centrale, mentre calano quelli dal Sud.

“Rispetto al 2019 – conclude l’Istat – la propensione a espatriare dei cittadini italiani residenti nel 2020 è stabile ed è pari a 2,2 per mille. I tassi di emigratorietà sono sopra la media nazionale al Nord (2,6 espatri su mille residenti italiani) e sotto la media al Centro e nel Mezzogiorno del Paese (2 per cento)”.

Gianni Zen

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