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CESP-Rete delle scuole ristrette: dieci anni con lo sguardo di dentro, il potere della cultura in carcere

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Importante successo della giornata seminariale organizzata dal CESP – Rete delle scuole ristrette il 12 dicembre nel carcere di Rebibbia, ottima la presenza di tutte le componenti dei partecipanti: dall’alto livello istituzionale, ai rappresentanti del mondo della cultura, dalla presenza di docenti universitari ai dirigenti scolastici, dai docenti della Rete delle scuole ristrette provenienti da più regioni italiane (tra i quali giovani insegnanti in formazione), ai docenti degli istituti di Rebibbia, dagli studenti e corsisti “ristretti” (un fiocco nero da lutto al petto, per ricordare i detenuti morti suicidi), agli studenti delle classi quinte dell’Istituto Alberghiero “Amerigo Vespucci” di Roma e a quelli dell’Università Roma Tre (180 i presenti).  

Il seminario, svoltosi nella Sala Teatro del carcere di Rebibbia, ha messo in scena, sul palco, una vera e propria biblioteca, nella quale, per l’intera durata dell’incontro, gli studenti “ristretti” di Rebibbia hanno accolto e ascoltato i relatori, richiamando così, simbolicamente, i due elementi su cui si è fondata in questi dieci anni l’azione della Rete delle scuole ristrette: la Biblioteca quale luogo primario di autoapprendimento/autoformazione/capacitazione; lo Spazio Teatrale quale “spazio-altro” di riconoscimento, ricostruzione e rappresentazione del sé. Tutti gli interventi hanno sottolineato il valore e il prezioso contributo del lavoro svolto dal CESP e dalla Rete delle scuole ristrette in questi dieci anni, finalizzata a rendere istruzione e cultura elementi centrali dell’esecuzione penale, operando nella quotidianità dei penitenziari italiani per arrivare a un carcere improntato al rispetto dei diritti dei privati della libertà. La giornata è stata densa nei contenuti e molto partecipata, sia per il numero degli interventi che per le presenze autorevoli e si è snodato attraverso più momenti di confronto.

Significativi i Saluti istituzionali che hanno contribuito a chiarire, da un lato, le prospettive di un’esecuzione penale in grado di rispettare il dettato costituzionale e la volontà dell’Amministrazione Penitenziaria di procedere in tal senso; dall’altro, l’importanza dei percorsi di istruzione in carcere, sottolineata proprio nelle Linee guida della Nuova istruzione Adulti dal riconoscimento della propria specificità e, anche qui, della volontà del Ministero dell’Istruzione di contribuire a un miglioramento dell’offerta formativa attraverso politiche di redistribuzione degli organici che tengano conto del calo demografico. Atteso e molto apprezzato da tutti, l’intervento del Presidente Onorario della Corte Costituzionale ed ex Ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, che pur rilevando il positivo clima del seminario, ha voluto sottolineare la drammatica situazione della realtà del carcere, richiamando, tra gli altri, i cronici problemi del sovraffollamento e la necessità che l’Amministrazione penitenziaria intervenga improrogabilmente su tali problemi, nel rispetto del complesso, articolato, esaustivo e tuttora attuale dettato della Carta Costituzionale, individuando una politica che assicuri efficienza nell’organizzazione, si preoccupi seriamente della formazione del personale, tuteli la salute e migliori le condizioni della qualità della vita in carcere.

Gli interventi che si sono succeduti sono stati tutti altamente significativi e, tra questi, vanno evidenziati quelli degli studenti (ristretti e liberi), che hanno sottolineato l’importanza dell’istruzione e della cultura in carcere: “quella che con la penna graffia l’anima, sveglia le coscienze sopite dalla quotidianità banalizzante del carcere” (Paolo Scarlata, studente Polo Penitenziario Universitario Rebibbia) o, come nell’intervento di uno studente dell’IPSSEOA “Amerigo Vespucci” di Roma, la grande valenza formativa di una giornata trascorsa in carcere, anche per la concreta esperienza dell’accesso in un istituto penitenziario, con l’obbligo dei controlli, della privazione di tutti gli strumenti elettronici, del passaggio attraverso cancelli che venivano chiusi alle loro spalle, confermando l’importanza per i cittadini di conoscere la realtà del carcere; ma, come denunciato da Fabio Falbo (Studente del Polo Penitenziario Universitario Rebibbia), c’è ancora molta strada da fare, visto il rigetto della sua richiesta di benefici, in quanto la sua prima Laurea e la sua iscrizione alla seconda sono stati giudicati non significativi, tanto da spingerlo, come forma di protesta, ad annullare l’iscrizione al secondo percorso, come testimonianza di una ingiustizia per la ben scarsa valutazione, al di là dei discorsi, dei percorsi di istruzione in carcere.

Gli organizzatori hanno valutato positivamente la giornata conclusiva del ciclo Dieci anni con lo sguardo di dentro. Carcere: il potere della cultura ove hanno richiesto alle Amministrazioni presenti di prevedere anche Tavoli interistituzionali per concordare gli interventi necessari a portare la cultura in carcere e il carcere nella cultura del Paese.

Anna Grazia Stammati presidente CESP (Centro studi Scuola pubblica)

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