I motivi di questa limatura delle tredicesime, spiega il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia, vanno ricercati nella crescita dell’inflazione, cresciuta nel 2012 più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi. Se si considera fra l’altro che il personale della scuola non ha goduto neanche degli aumenti salariali maturati con il rinnovo contrattuale, bloccato al 2009, la perdita dovrebbe essere ancora più sostanziosa.
Bortolussi osserva inoltre: “Se nei primi 9 mesi di quest’anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell’1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito. Dopodiché il valore delle tredicesime riferite al 2012 è stato deflazionato, utilizzando l’indice generale dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati cresciuto, secondo l’Istat, del +3,1%”.
Non essendo ancora disponibile la variazione annua riferita a tutto il 2012, la Cgia ha calcolato questi due indici sulla base del confronto tra i primi 9 mesi 2012 e lo stesso periodo del 2011. Per far recuperare un po’ di potere d’acquisto alle famiglie, sostiene Bortolussi, bisognerebbe che il Governo, “e sarebbe un bel regalo di Natale”, detassasse una quota parte della tredicesima.
“E’ vero che le risorse sono poche – ammette il segretario Cgia – ma un taglio del 30% dell’Irpef potrebbe costare alle casse dello Stato tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro. Un mancato gettito che, probabilmente, potrebbe essere coperto attraverso un’attenta razionalizzazione della spesa pubblica. Per contenere ancor più la spesa, si potrebbe concentrare la detassazione solo sui redditi più bassi”.
Secondo le stime effettuate dalla Cgia, un eventuale taglio del 30% dell’Irpef che grava sulle tredicesime lascerebbe nelle tasche di un operaio 115 euro in più, 130 euro in quelle di un impiegato e oltre 315 euro in quelle di un capo ufficio. (La notizia è diffusa dall’Ansa)
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