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Cgil verso lo sciopero

Cgil ha deciso di rompere gli indugi e ha aperto la procedura di conciliazione che porterà, inevitabilmente ad uno sciopero nazionale dell’intero comparto della conoscenza e forse anche del pubblico impiego.
Le questioni sulle quali il sindacato di Epifani sta puntando sono ormai ben note; per quanto concerne la scuola le richieste principali riguardano il rientro dei tagli di organico previsti dalla legge 133, il rinvio della riforma del secondo ciclo e la soluzione definitiva del problema del precariato mediante un piano organico di assunzioni.
Vi sono poi richieste che riguardano tutto il pubblico impiego: stanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti e ritiro delle norme del “decreto Brunetta” che mettono in discussione l’attuale modello contrattuale e, soprattutto, il rapporto fra legge e contratto (come è noto il decreto prevede che d’ora innanzi i contratti nazionali non possano abrogare o modificare norme di legge a meno che la legge stessa non lo preveda espressamente).
La prossima settimana si riunirà la Commissione nazionale per l’esperimento del tentativo obbligatorio di conciliazione, ma l’esito è praticamente scontato: Cgil proclamerà uno sciopero dell’intero comparto della conoscenza (scuola, Afam, Università e Ricerca) per la giornata dell’11 dicembre.
I vertici del sindacato si augurano ovviamente di ottenere un risultato migliore rispetto a quello dello scorso anno, quando la partecipazione fu molto modesta.
A pesare sulla “credibilità” dello sciopero c’è anche un altro dato: l’11 dicembre la legge finanziaria sarà ormai in dirittura d’arrivo e non ci saranno neppure più i tempi tecnici per consentire modifiche o integrazioni.
A questo punto il movimento dei precari, che da diverse settimane ha chiesto ai sindacati di sostenere uno sciopero unitario, dovrà decidere se aderire ufficialmente o meno alla giornata di protesta indetta dalla Cgil. 
Così come resta da capire quali decisioni prenderanno i sindacati di base e cioè se staranno a guardare o se si aggregheranno allo sciopero voluto da Guglielmo Epifani.

Reginaldo Palermo

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