La chat-mania non risparmia le scuole. Con tutte le conseguenze negative possibili. Quelle più potenzialmente dannose, rimangono le chat dei genitori, che volte si trasformano in “pettegolezzi virtuali”, con continui giudizi o commenti su bambini e insegnanti. E a volte sono gli stessi docenti a prendervi parte (sembra nel 40% dei casi), sebbene vi siano delle indicazioni ministeriali contrarie a tali prassi, che si aggiungono a quelle contrarie stabilire contatti on line tra docenti e studenti.
Gli effetti delle chat sono spesso devastanti. Vale per tutti quanto accaduto qualche mese fa Milano, dove a causa di alcuni commenti “in libertà” inviati in un chat di classe tra genitori, una madre si è ritrovata la figlia di quattro anni espulsa dalla scuola dell’infanzia dove era regolarmente iscritta. E un altro figlio di due anni depennato dalla lista dei futuri iscritti dell’istituto.
Per dire basta a questa tendenza al “pettegolezzo” facile, adottata peraltro in un contesto educativo dove valori e contenuti dovrebbero essere di ben altro spessore, alcuni Comuni stanno ricorrendo ai ripari: nell’aretino, ad esempio, la scorsa estate si è deciso di dire basta alle chat genitori-docenti.
Però non tutti impongono divieti: a Ravenna, proprio in questi giorni, il Comune ha avviato un’interessante iniziativa, proponendo un vademecum ad hoc per i gruppi di messaggistica istantanea dei genitori di bimbi nelle scuole per l’infanzia.
Lo strumento – scrive l’agenzia Ansa – è un elenco di buone pratiche e sarà presentato a partire da questa settimana durante le assemblee delle scuole dell’infanzia comunali ai genitori dei bambini. Il vademecum nasce per iniziativa degli assessorati alla Smart city e all’Istruzione e infanzia.
La regola numero uno è quella di usare il gruppo come una “bacheca virtuale”, pubblicando quindi solo avvisi, informazioni e iniziative che riguardano la sezione frequentata dai bimbi
Il fine dichiarato è quello di stimolare la collaborazione tra genitori degli alunni, grazie allo scambio di informazioni o di piccoli aiuti concreti e mitigare gli episodi di conflitto, incomprensioni o perdite di tempo.
A tale scopo, per agevolare le prassi di buon senso, è prevista l’individuazione di moderatori: una sorta di “facilitatori della comunicazione”, in grado di “indirizzare” il gruppo, mitigare i conflitti e tenere lontano i partecipanti dal proporre facili giudizi o polemiche sterili.
Il “decalogo” stesso è frutto di uno sforzo collaborativo: è stato redatto da un gruppo di pedagogiste comunali, insegnanti e genitori degli alunni.
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