Periodicamente emerge il dibattito sulle comunicazioni “private” tra studenti e docenti attraverso le chat di WhatsApp. Si tratta di un aspetto su cui si discute molto: c’è chi dice che ci dovrebbe essere una certa distanza tra docenti e discenti. C’è invece chi crede che si tratti di qualcosa da superare e che i docenti dovrebbero in qualche modo avvicinarsi ai ragazzi.
In questi giorni si parla di questo tema su X in seguito alla pubblicazione di un tweet, che ora risulta oscurato, che riporta lo screen di una conversazione su WhatsApp tra una ragazza e la propria insegnante. Nell’immagine si vede la ragazza chiedere alla docente: “quando ha intenzione di interrogare?”. Dopo l’invio di questo messaggio la docente, secondo lo screen, ha lasciato il gruppo in cui era inserita senza dare una risposta all’alunna.
Quest’ultima si è lamentata di lei, insultandola. Da qui un fiume di commenti. Ci sono coloro che credono che ci siano dei benefici nell’abbandonare la visione del docente come figura “autoritaria” e lontana dagli alunni:
“Io ritengo che un rapporto amichevole con i professori invece sia più adatto sia nella scuola dell’obbligo che nelle università, l’idea che siano figure autoritarie con cui bisogna comunicare in modo aulico rinforza idee secondo me troppo antiche”.
“Senza la presenza della prof di lettere nella mia vita con chiamate e messaggi per assicurarsi che io stessi bene, e per avere qualcuno con cui parlare probabilmente oggi non sarei qui. Quindi sono grata che oggi si possano avere anche questi rapporti più ‘intimi’”.
“Per me il problema sta proprio nel considerare i professori come una autorità intoccabile. È proprio questa considerazione che gli si dà che poi fa credere ad alcuni di loro di avere il diritto di spingersi oltre. Bisognerebbe viverla con più tranquillità, ovviamente con rispetto”.
“Ma cosa dite dai, mi sono diplomata quest’anno e avevo i gruppi con i professori, non avete idea di quanto sia più bello e comodo, anche perché abbiamo stabilito un legame più forte e c’è stata molta più collaborazione e ‘amore’ nel gruppo”.
C’è poi chi pensa che questo ragionamento sia sbagliato e che non bisogna avere questo tipo di rapporto “intimo” con gli studenti:
“Secondo me i gruppi WA con i professori non dovrebbero esistere. Quando andavo a scuola io (diplomata 2018) non c’erano e si viveva bene uguale, mail di classe (mai usata) per le comunicazioni ‘urgenti’ e via. L’idea di poter essere chiamata a tutte le ore dai prof mi mette ansia”.
“I docenti non dovrebbero proprio dare il numero di telefono personale o essere in contatto con gli alunni. Si tratta di etica professionale. Il tuo pensiero è corretto”.
“Un disastro, si è accorciata quella distanza necessaria tra studente e docente e tra genitore e docente”.
“Io ho 33 anni, insegno, mai creato e mai creerò un gruppo WhatsApp con gli studenti. C’è Teams e ci sono altre mille piattaforme su cui possono contattarci e io rispondo immediatamente. Ma puramente per motivi scolastici e senza foto o stati personali. Per carità”.
“La chat WhatsApp dell’istituto, se io oggi fossi una dirigente in servizio, non la farai mai, perché non è una modalità di comunicazione istituzionale. La scuola non è un gruppo di persone con un interesse comune, ma è una comunità istituzionale, per cui anche la comunicazione deve seguire canali istituzionali. La pratica di usare WhatsApp anche per mandare notifiche al personale da parte delle scuole ma anche da parte del personale ai dirigenti scolastici, è assolutamente da evitare e noi suggeriamo ai colleghi di evitarlo”: questo quanto ha detto Roberta Fanfarillo, responsabile dirigenti scolastici Flc Cgil durante una diretta di Tecnica della Scuola Live dell’anno scorso.
Un tema suggerito da una insegnante che durante la diretta ha osservato: “Mi chiedo se è giusto che il nominativo di un docente assente venga messo sulla chat WhatsApp dell’intero istituto o addirittura via email istituzionale, sempre a tutti i docenti dell’istituto”.
“L’assenza di un docente è rilevante solo ai fini della sostituzione del docente – ha spiegato sempre Roberta Fanfarillo – quindi non capisco, dalla domanda dell’ascoltatrice perché quell’assenza venga comunicata a tutti i docenti della scuola. Peraltro il dispositivo di individuazione del supplente nel caso in cui il docente sia sostituito è pubblico, quindi questa notizia già circola nella scuola, sebbene non si dica la ragione dell’assenza, perché naturalmente questo non è previsto”.
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