All’Università degli Studi di Torino è in corso una discussione a più livelli che dovrebbe portare all’elaborazione e alla scrittura di un codice etico per l’uso di ChatGPT e degli strumenti generativi in generale. Il dibattito in corso spazia dalla violazione della proprietà intellettuale per le ricerche pubblicate online al comportamento etico di tutta la comunità accademica, docenti e studenti, nell’utilizzo di questi strumenti.
È una delle domande che si stanno ponendo i docenti degli atenei piemontesi, per formulare delle proposte su come gestire la quotidianità in aula tenendo conto in primo luogo di ChatGPT Sono molti infatti gli ambiti di uso soprattutto considerando come l’IA ha impatto sullo studio e sull’aiuto che gli studenti possono ricevere.
L’idea è quella di arrivare ad un regolamento etico diretto a studenti e insegnanti, sotto forma di linee guida, che evidenzino le potenzialità ma diano in primo luogo dei suggerimenti e delle vere e proprie regole per mitigare l’impatto dell’intelligenza generativa. Al momento non c’è un vero e proprio codice etico, piuttosto ne esiste uno generale, come per esempio quello in uso al Politecnico torinese, che tiene conto degli eventuali strumenti che possono entrare in scena nella didattica.
Gli atenei piemontesi da tempo hanno in uso diversi software antiplagio e da anni al Nexa del Politecnico, fondato nel 2006, un centro di ricerca indipendente, si studiano le componenti della forza di Internet e i suoi effetti sulla società e già dal 2016 si occupa di IA e di recente esplicitamente di ChatGPT.
Tra le altre questioni al centro della discussione all’interno del mondo accademico torinese vi è anche quella della proprietà intellettuale, più volte sollevata a proposito dei documenti protetti da copyright: l’ateneo ha un portale open access IRIS, che raccoglie i prodotti della ricerca, ma ci si interroga quanto il divieto di utilizzarli sia effettivamente rispettato dagli strumenti di Intelligenza Artificiale.
Il regolamento è ancora in fase di discussione e sarà presto messo a disposizione degli organi interni di ateneo per giungere al più presto al codice etico, sicuramente uno dei primi in Italia nel suo genere.
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