Nel 2023 entrerà in vigore l’ottava riforma della Politica Agricola Comune con obiettivi ben definiti e nuove direzioni che guardano a una maggiore tutela della biodiversità e a una produzione maggiormente sostenibile.
Ma ricordiamo, anche per i ragazzi di scuola, che cos’è la Politica Agricola Comune (Pac) e perché l’agricoltura è un’attività primaria, quali sono i suoi obiettivi e perché è ancora attuale, nonostante siano passati sessanta anni dalla sua applicazione.
Nata insieme ai Trattati di Roma del 1957, istitutivi della Commissione Economica Europea, la Politica Agricola Comune è stata messa in pista concretamente a partire dal 1962, quando i Rolling Stones iniziavano a suonare (e infatti anche loro stanno celebrando la ricorrenza con un Sixty Tour in Europa).
E così come gli Stones, che hanno cominciato ad andare a letto presto, anche la Pac ha ricalibrato gli obiettivi. Li ricordiamo schematicamente: garantire un reddito equo agli agricoltori; aumentare la competitività; riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare; agire per contrastare i cambiamenti climatici; tutelare l’ambiente; salvaguardare il paesaggio e la biodiversità; sostenere il ricambio generazionale; sviluppare aree rurali dinamiche; proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute.
Ascolta “La PAC dal 2023, una bella sfida! – puntata 12” su Spreaker.Nel 2023 entrerà in vigore l’ottava riforma della Pac, dopo quelle del 1992 (Riforma MacSharry, 1993-1099), 1999 (Agenda 2000, 2000-2004), 2003 (Revisione di Medio Termine, 2005-2009) 2008 (Health Check, 2010-2013), 2012 (Europa 2020, 2014-2020), 2017 (Revisione, 2018-2020), 2018-2019 (La Pac del futuro, 2023-2027).
Le nuove direzioni guardano a una maggiore tutela della biodiversità e a una produzione maggiormente sostenibile. È giunta la consapevolezza che la produzione agricola deve rispettare parametri ambientali, dal suolo all’acqua all’aria, tagliando gli input chimici e richiedendo agli agricoltori e agli allevatori un maggiore sforzo e più azioni in cambio di sostegno economico.
Il mondo agricolo è aperto alle nuove sfide, ma contesta un atteggiamento se non vessatorio nei confronti delle imprese agricole, che per sopravvivere devono continuare ad essere competitive e a macinare utili (altrimenti si chiude e il trend è già abbastanza marcato), quanto meno superficiale e ideologico.
Una delle principali obiezioni mosse suona più o meno così: come possiamo tagliare del 50% entro il 2030 l’utilizzo degli agrofarmaci, disposizione contenuta nel piano del Green Deal, se non viene attuata una rivoluzione nell’ambito della genetica e nelle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), così da ottenere semi e piante in grado di resistere con un minore apporto della chimica?
I limiti della transizione ecologica sono stati evidenziati dal mondo agricolo non per mancanza di volontà di essere più sostenibili, ma per limiti oggettivi, che devono essere superati per un percorso di transizione ecologica non vessatoria nei confronti degli agricoltori.
Ricordiamo sempre che uno degli obiettivi principali della Pac è quello di produrre cibo.
Sono molte le novità nella prossima riforma della Pac, come spiega Paolo De Castro, europarlamentare e membro della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, dagli ecoschemi a una mutualità più strutturata, in grado di rispondere alla grande emergenza climatica, che fra gelate, siccità, eccesso di pioggia, mette a rischio le produzioni degli agricoltori europei.
Non è il momento, in questa fase, di addentrarsi nei tecnicismi, anche perché un articolo in agosto rivolto agli studenti rischia di turbare la quiete del meritato riposo estivo.
Ma un esercizio non troppo oneroso potrebbe riguardare la risposta a queste domande: Quali azioni potrebbero sostenere una crescita delle produzioni agricole, alla luce di un’esigenza di aumento della sovranità alimentare? La Pac da sola potrebbe non bastare. Come integrare la Politica Agricola Comune ad altre politiche europee strettamente connesse come il sostegno all’export, l’educazione alimentare, la logistica e i trasporti?
Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto ParteciPAC (www.partecipac.eu), finanziato dal programma IMCAP dell’Unione europea.
Le opinioni espresse nel presente articolo sono quelle dell’autore che ne assume la responsabilità esclusiva. La Commissione non è responsabile dell’eventuale uso delle informazioni in esso contenute.
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