Come affrontare la prova orale del concorso straordinario bis? Il concorso straordinario bis è di nuovo al centro dell’attenzione della Tecnica della Scuola, in vista della preparazione dei docenti alla prova orale unica, che peraltro in molte sedi d’esame non è ancora partita, destando non poche preoccupazioni per i candidati docenti, che temono di vedere slittare all’anno 2023 la propria immissione in ruolo.
Ce ne occupiamo nell’appuntamento di Tecnica risponde Live martedì 19 luglio alle ore 15:30, insieme agli esperti di normativa scolastica, Lucio Ficara e Salvatore Pappalardo, e alla esperta di didattica, Amelia De Angelis.
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Didattica individualizzata o personalizzata?
Un chiarimento su una questione pedagogico-didattica di grande rilievo, anche in vista della preparazione al concorso, riguarda la distinzione tra apprendimento personalizzato e apprendimento individualizzato: quali differenze?
La didattica individualizzata è quella che mira a progettare strategie didattiche differenti in base agli alunni e alle loro esigenze ma prevedendo comunque il raggiungimento di obiettivi comuni. In altre parole il traguardo relativo a certe competenze è comune a più alunni, ma il percorso per arrivarci dipende da ognuno. In sintesi, la progettazione individualizzata si basa su percorsi diversi per obiettivi comuni.
La didattica personalizzata, invece, lavora sia sul fronte delle strategie che sul fronte degli obiettivi in modo strettamente calibrato all’alunno. Neanche gli obiettivi sono comuni, insomma: il docente progetta l’intero percorso di apprendimento in funzione dell’alunno, prevedendo per lui o per lei obiettivi, traguardi di competenze, risorse, strategie solo sue. In sintesi, la progettazione personalizzata si basa su percorsi diversi per obiettivi diversi.
La zona di sviluppo prossimale
In entrambi i casi lo scopo dell’insegnante sarà quello di far raggiungere a tutti il successo formativo sulla base del potenziale di crescita di ognuno. Un concetto pedagogico fondamentale, che nasce dalle teorie di Lev Vygotskij sulla zona di sviluppo prossimale (ZSP). Secondo Vygotskij, il bambino e il ragazzo hanno delle potenzialità che possono sviluppare con l’aiuto di un insegnante, di un adulto, di un genitore, di un compagno di maggiore competenza. Compito dell’educatore, insomma, è affiancare l’alunno per aiutarlo a colmare quella distanza tra ciò che l’alunno può fare da solo (il livello di sviluppo attuale) e ciò che l’alunno può fare con un piccolo aiuto (il livello di sviluppo potenziale).
In altre parole, Vygotskij, a differenza di Piaget, riteneva che il bambino non passi attraverso diversi stadi “obbligati” tali che sia automatico l’apprendimento di certe nuove conoscenze e competenze. Al contrario, sosteneva che il bambino impari da coloro che si trovano a un livello di conoscenza superiore. Ecco perché l’educatore dovrebbe sottoporre all’alunno problemi di livello un po’ superiore alle sue attuali competenze, ma comunque “fattibili”, all’altezza delle sue capacità. In questo senso, la didattica più efficace è quella personalizzata, che esplora la zona di sviluppo prossimale di ognuno e conduce l’alunno sin là, dove da solo non sarebbe stato in grado di arrivare.