Categorie: Esami di Stato

Che fare dopo il diploma? Chissà?

Rispetto al 33% rilevato nello stesso periodo dell’anno scorso, il 40%delle nuovissime leve con il diploma in tasca è drammaticamente indeciso sul cosa fare nell’immediato futuro: se partecipare ai test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso, se iscriversi all’università o se tentare l’avventura, ancora più incerta, del lavoro.
Chi dunque giudicasse i giovani superficiali, poco aggiornati e senza capacità critica dovrebbe rivedere i suoi parametri perché, all’indomani delle’esame di stato, si pongono già problemi che qualcuno avrebbe dovuto invece risolvere loro e di cui comunque i ragazzi non sono minimamente responsabili, visto che la maggioranza non ha nemmeno votato.
In più, secondo il sondaggio, la metà degli appena diplomati basa la scelta del futuro soprattutto sulle proprie inclinazioni personali, mentre uno su tre si lascia guidare dagli sbocchi occupazionali, affermando così che il lavoro non ha perso appeal.
Ma che tipo di lavoro? Non è dato sapere, si sa però che il 12% del campione intervistato è intenzionato a trovare un’occupazione, percentuale che tende chiaramente a essere superiore fra gli studenti di istituti tecnici o professionali, ma non in maniera così rilevante: tra i diplomati di questi istituti, sono circa uno su quattro quelli intenzionati ad immettersi subito nel mercato del lavoro.
Solo uno sparuto 7% invece è disposto a farsi influenzare nella scelta del futuro lavorativo o accademico da parenti o amici, forse perché spera nell’aiutino della raccomandazione o forse pure per abulia, considerando che l’obiettivo principale è tirare la carretta e conquistare l’indipendenza economica che permette poi anche quella politica e di giudizio.
E infatti, dice in sondaggio, cala la fiducia nell’università, dal momento che solo uno studente su due è orientato come prima scelta a iscriversi ad un corso universitario, contro il 66% dello scorso anno.
Con ogni probabilità influisce la convinzione che la laurea non garantisca più né il lavoro, né il soddisfacimento delle proprie ambizioni, né una effettiva promozione sociale.
Un dato singolare è invece quello che riguarda l’aumento delle preferenze verso la carriera nelle forze armate: si tratta, infatti, di una scelta possibile per un neo-diplomato su quattro, in forte aumento rispetto al 2012 quando solo il 5% contemplava questa possibilità. Tale scelta risulta ancor più popolare tra gli studenti del Meridione e non viene nemmeno disdegnata dalle studentesse. Il motivo? Forse questo riscoperto interesse è dato dal fatto che l’esercito, insieme alla scuola, è l’unico luogo dello Stato dove ancora c’è posto, la paga è sufficiente e l’orario di servizio consente anche qualche piccolo svago e di seguire magari i propri interessi, quelli che danno alla fine le gratifiche.
Il 7% del totale invece è disposto a intraprendere un’esperienza all’estero per apprendere una lingua, percentuale che appare nebulosa se si considerano le possibilità offerte dai paesi dell’Ue e oltre, dove fuggono in maggioranza i ragazzi con i risultati migliori.
Stabile ma ancora poco significativo da un punto di vista numerico coloro che sceglieranno un percorso formativo alternativo all’Università come Istituti Tecnici Superiori, Corsi di formazione, Accademia di Belle Arti, Conversatori e via dicendo. Sono circa il 4% e testimoniano la necessità di potenziare sia l’offerta sia la comunicazione di queste realtà, che garantiscono altresì ottimi tassi di occupazione dopo il conseguimento del titolo.

Pasquale Almirante

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