Categorie: Alunni

Che fare se il baby-bullo “bulleggia” troppo?

 

Il Mattino scrive che in una quarta primaria di Salerno un papà, affidandosi all’avvocato “ha già sporto due denunce, una al tribunale per i Minorenni, attraverso un esposto firmato da 16 genitori dei 22 studenti quotidianamente picchiati dal baby-bullo e, l’altra, alla Procura”.

Lo scenario che merge sarebbe assai difficile e di problematica gestione. Un bambino, la cui madre è ex tossicodipendente e il padre detenuto,  non perde occasione di sottoporre i compagni ad angherie di ogni tipo, fisiche, materiali e psicologiche.

Coinvolte anche le bambine, vittime di calci, pugni, palpeggiamenti nella parti intime ed atti osceni di natura sessuale.

Addirittura il 14 ottobre il baby-bullo minacciò un compagno di tagliargli la gola con un paio di forbici, ragion per cui da quel momento il bambino intimorito ha iniziato a rifiutarsi di andare a scuola. 

Ma il ragazzino avrebbe pure aggredito le sue insegnanti e più volte le lezioni sono state interrotte dall’arrivo dei carabinieri.

Che fare dunque in situazioni simili? Secondo una proposta, illustrata sulle pagine del Sole 24 Ore, il bambino, come il ragazzo/a alle superiori, andrebbe messo in una struttura educativa a parte, rieducato e poi reinserito nella classe che non può certo sopportare le sue angherie. Tranquillamente, non sarebbe discriminazione ma si farebbe il bene di tutti.

E i lettori della Tecnica su Fb cosa ne pensano? Come risolvere un caso simile che coinvolge gli altri bambini, soprattutto, ma anche i docenti e l’intera scuola? 

 

Pasquale Almirante

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