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Che fine faranno le riforme?

E’ difficile fare previsioni, ma – a parere di molti addetti ai lavori – un rallentamento sembra ormai inevitabile.
D’altronde i segnali non mancano: la legge di riforma degli organi collegiali non andrà in discussione in Parlamento prima del prossimo autunno, il piano di fattibilità della riforma dei cicli che il Ministro avrebbe dovuto presentare entro 6 mesi dall’approvazione della legge potrebbe slittare (e non di poco) ed è già scontato che lo stesso regolamento amministrativo-contabile che dovrebbe dare alle istituzioni scolastiche gli strumenti tecnici per gestire il cambiamento non entri in vigore prima del settembre 2001.
Ma potrebbe essere la stessa idea di autonomia ad essere rimessa in discussione: non mancano infatti le spinte a considerare l’autonomia scolastica come puro e semplice decentramento di competenze amministrative alle scuole; l’autonomia didattica, che è poi il vero cuore della riforma, potrebbe risultare alla fine molto limitata.
I segnali di una autonomia intesa come semplice decentramento non mancano; in molte province, per esempio, le istituzioni scolastiche sono già state allertate: con la soppressione dei Provveditorati, data ormai per imminente, alle singole scuole verranno "scaricate" tutte le pratiche arretrate giacenti presso gli uffici provinciali (ricostruzioni di carriera e calcoli di pensioni, in particolare).
E le contraddizioni interne al processo di riforma sono davvero pesanti: come è noto in 5 regioni italiane il dimensionamento delle istituzioni scolastiche non è stato definito dalle Regioni e questo potrebbe mettere una seria ipoteca sull’intera operazione di attribuzione dell’autonomia alle scuole.
Al tempo stesso le spinte autonomistiche emerse con molta evidenza anche nel corso della tornata elettorale di aprile potrebbero accelerare l’applicazione delle norme previste dal regolamento applicativo della legge n. 59/97 sul decentramento amministrativo.
Mi riferisco in particolare alle disposizioni che prevedono competenze dei Comuni in materia di educazione degli adulti, orientamento scolastico e professionale, pari opportunità di istruzione, continuità in verticale e orizzontale tra i diversi gradi e ordini di scuola, dispersione scolastica ed educazione alla salute
L’attribuzione alle istituzioni scolastiche di una autonomia parziale potrebbe di fatto limitare la capacità di "contrattazione" della scuola nei confronti del territorio e rendere la scuola subordinata a logiche estranee ad una politica scolastica di respiro nazionale.
Come è facile comprendere, la posta in gioco è alta, nei prossimi mesi capiremo meglio che piega prenderà l’intera vicenda.
In ogni caso non crediamo che la scuola possa o debba limitarsi a fare da spettatrice.

Reginaldo Palermo

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