A due anni dal varo, le azioni previste dalla legge 71/2017 contro il cyberbullismo sono rimaste in gran parte sulla carta, mentre dal 2016 al 2018 le denunce alla polizia postale con vittime sotto i 13 anni sono più che raddoppiate.
La legge 71/2017, fa notare Il Sole 24 Ore, si sarebbe dovuta muovere su più piani: “da una parte, introduce una procedura volta all’oscuramento o alla rimozione del materiale online, attivabile direttamente dai ragazzi; dall’altra, disegna le azioni istituzionali di prevenzione e monitoraggio”, affidate a un tavolo tecnico “presso la presidenza del Consiglio, coordinato dal ministero dell’Istruzione, cui debbono partecipare molti soggetti fra cui diversi dicasteri, i garanti per l’infanzia e per la privacy, operatori della rete, associazioni attive sul campo, rappresentanti di ragazzi e genitori. Una sorta di cabina di regia che avrebbe dovuto nascere a un mese dall’entrata in vigore della legge, e cioè dal 18 giugno 2017, e mettere a punto entro 60 giorni un piano integrato di contrasto e prevenzione, un sistema di raccolta dati e monitoraggio, un codice di coregolamentazione cui gli operatori della rete devono attenersi”.
Intanto, si legge sul Sole 24 Ore, nel 2018 le denunce alla polizia postale per reati connessi al cyberbullismo a danno di minori sono cresciute del 65%, passando dalle 235 del 2016 alle 388 del 2018: per la maggior parte riguardano minacce, ingiurie e molestie. Le segnalazioni sono però molte di più.
Tuttavia ciò che preoccupa è anche l’età sempre più bassa sia delle vittime che dei cyberbulli. Secondo il ministero dell’Istruzione, il 70% degli under 14 è presente sui social e l’età è scesa a 10-11 anni.
Sul fronte educativo un ruolo fondamentale la Legge lo affida alla scuola a cui il ministero dell’Istruzione ha dato le linee di orientamento per la prevenzione e predisposto con l’università di Firenze la piattaforma Elisa (E-learning degli insegnanti sulle strategie anti-bullismo), cui sono iscritti 3.500 docenti che rappresentano 3mila scuole, circa un terzo degli istituti statali (in ogni istituto ci deve essere un insegnante referente).
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