I lettori ci scrivono

Che fine ha fatto l’ascensore sociale?

La scuola è un ascensore sociale – queste sono parole che Lucia Azzolina ripete continuamente, forse le aveva ascoltate e memorizzate da Bersani nel non lontano 2015.

In realtà, ascensore sociale è un neologismo del 2008 ed è presente sulla Treccani con il seguente significato: processo che consente e agevola il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati che formano la società.

Beh, l’indagine triennale OCSE-Pisa conclusasi nel 2018 ha fotografato un Paese abbandonato alle disuguaglianze. Chi appartiene alle fasce più elevate della popolazione italiana raggiunge mediamente risultati scolastici più elevati e ottiene migliori prestazioni in lettura, matematica e scienze. Questo, diciamo, in condizioni di “normalità”. L’attuale anno scolastico, “straordinario”, ormai quasi al termine, è stato caratterizzato da acronimo prevalente: DaD.

La didattica a distanza è stato il solo modo per “salvare” l’anno scolastico e mantenere un contatto tra insegnanti e alunni, ma si è passati da un semplice non perdere le lezioni alle valutazioni vere e proprie con tutti i limiti dello svolgere interrogazioni e verifiche tramite dispositivi tecnologici. Da svariate indagini, di certo non condotte dal Ministero, risulta che molti alunni abbiano ricevuto compiti da svolgere senza spiegazioni adeguate e dunque la responsabilità della gestione dello studio è ricaduta sulle famiglie.

Si ripresentano le disuguaglianze date da situazioni diverse: condizioni lavorative dei genitori, livello culturale, difficoltà di lingua per studenti stranieri, possibilità di avere dispositivi e connessioni alla rete adeguati e gli stessi sussidi, tanto sbandierati dalla ministra per i device, sono arrivati a pochi nuclei familiari. Come fa una famiglia con tre figli in età scolare e un solo pc? E se anche i genitori lavorano in smart working? Nonostante questi problemi e gli annunci social un po’ confusi della titolare del dicastero di viale Trastevere, siamo andati avanti puntando sulla valenza formativa del processo di apprendimento/insegnamento, ma ecco che il 28 maggio arriva la ciliegina sulla torta! Nei chiarimenti e indicazioni operative alle ordinanze ministeriali n.9, n.10 e n.11 del 16 maggio 2020 si legge che anche i voti inferiori a sei decimi sono riportati, oltre che nei documenti di valutazione finale, nei prospetti generali da pubblicare sull’albo on line dell’istituzione scolastica.

Cosa penserà un alunno del primo ciclo d’istruzione, che in presenza riusciva a conseguire discreti risultati, quando vedrà un’insufficienza perché, con mamma e papà braccianti, a casa non aveva nessuno con cui interagire? Forse l’ascensore sociale si è inceppato…

Filomena Pinca

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