Categorie: Politica scolastica

Che fine ha fatto Stefania Giannini? Lontano dai riflettori dopo i pasticci della Buona Scuola

E alla fine Stefania Giannini ha “pagato” per tutti. La reazione, dopo la lettura della composizione del governo Gentiloni, era unanime. L’unico dicastero a cambiare è stato quello di Viale Trastevere.

Al posto di Giannini è arrivata Valeria Fedeli, vice presidente del Senato che ha dato il via a una stagione politica più dedicata al dialogo tra le parti dopo la riforma della Buona Scuola che aveva spaccato il fronte con ministro, sindacati e personale docente impegnati in un tutti contro tutti senza vincitori e né vinti.

La “grande silurata” del governo è stata lei e la “Buona Scuola” non può sicuramente averle portato fortuna. Il prezzo da pagare è stato altissimo e la sconfitta di Renzi nel referendum costituzionale è anche motivato con il No arrivato dalla mondo della scuola.

Eletta nelle liste di scelta Civica, Giannini è transitata nel Pd con la quasi scomparsa del partito fondato da Mario Monti, ma è sempre stata ritenuta una renziana “ibrida”.

L’ex ministra, linguista e glottologa, ha quindi scelto di stare lontano dai riflettori e di non rilasciare più interviste dopo quello che è accaduto il 12 dicembre scorso.

 

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Contattato da La Tecnica della Scuola, l’entourage dell’ex ministra ha confermato che Giannini non vuole, al momento, rilasciare alcun commento su quanto sta accadendo nel mondo della scuola. Vuoi – aggiungiamo noi – per cortesia istituzionale o per la troppa “delusione” per come è finita la sua avventura da ministro del Miur.

Da dicembre ad oggi, Stefania Giannini, senatrice eletta nella Circoscrizione Toscana nel 2013, si è vista poco anche a Palazzo Madama. In base ai dati liberamente consultabili su Open Polis, si può notare come Giannini sia stata presente per il 42,11% delle votazioni, il 3,2% sia stata assente e il 54,7% sia stata impegnata in missioni (soprattutto nel periodo in cui era ministra).

Da gennaio ad oggi è stata firmataria di 7 mozioni (dalla tutela delle minoranze linguistiche fino alla crisi in Venezuela) e 2 interrogazioni a risposta orale. Presente solo nelle votazioni importanti come quelle sulle dimissioni del senatore Minzolini, sull’abolizione dei voucher o sul decreto terremoto.

Sui social network, sulla pagina ufficiale Facebook e su profilo Twitter gli aggiornamenti sono ormai sporadici e risalgono a mesi fa. Ritornerà alla politica attiva o si dedicherà, una volta scaduto il mandato da senatrice, alla sua attività di docenza?

 

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Andrea Carlino

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