Il 33% dei figli di non diplomati vive una condizione di deprivazione, se il livello di istruzione di almeno un genitore è il diploma, la quota scende a uno su dieci e se è la laurea va al 3%. Lo dicono con chiarezza i dati dell’Istat dello scorso dicembre 2023, elaborati e pubblicati in questi giorni da Openpolis.
La situazione di partenza del nucleo familiare mostra di avere un forte impatto intergenerazionale, in tempi lunghi, influenzando le scelte di studio e il successo scolastico e lavorativo.
L’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche – INAPP ha di recente evidenziato come la probabilità di laurearsi sia maggiore se i genitori sono laureati. È del 12% la probabilità di laurearsi se i genitori hanno la licenza media, tra i figli dei laureati è il 75%, oltre il 30% in più dei coetanei di famiglie svantaggiate.
Un ruolo decisivo sembra aver avuto la pandemia: l’incidenza di bambini e ragazzi deprivati tra i figli di non diplomati è aumentata di quasi 5 punti percentuali: da 11,2% del pre-Covid a 10,4% nel 2021.
Altro dato comparativo rilevante In merito ai dati Invalsi, 215 è il punteggio ottenuto in italiano dagli studenti di terza media di condizione socio-economica-culturale alta, ovvero oltre 30 in più dei coetanei di famiglie svantaggiate, 183,7.
Tra i dati che stimolano la riflessione e vanno tenuti in considerazione ci sono quelli relativi al divario territoriale. In Italia quasi 3 residenti su 4 hanno il diploma o la laurea, tra 25 e 49 anni. Questa quota nel paese varia tra l’83,2% del Trentino-Alto Adige e il 64,8% della Sicilia, l’80% circa nel Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Abruzzo. Agli ultimi posti si collocano la Sardegna, la Puglia e la Campania.
Il comune pugliese di Andria, al 54,7% nella fascia d’età considerata, è l’unico capoluogo dove non si raggiunge il 60% e poco sopra tale soglia ci sono Catania, Prato, Napoli e Palermo, che arrivano quasi al 60% circa.
Tra i capoluoghi, a Siena il 90% circa dei residenti tra 25 e 49 anni ha il diploma o la laurea, si arriva a quota 85% anche per L’Aquila e Trento, mentre tra i 20 capoluoghi con minore istruzione, 16 si trovano nell’Italia meridionale.
La deprivazione socio culturale spesso condiziona anche gli esiti educativi, per cui più è basso il titolo di studio dei genitori, più è probabile un insuccesso formativo. E, inoltre, le disparità di partenza si tramandano di generazione in generazione, creando una vera e propria trappola della povertà educativa, per cui la persistenza intergenerazionale della condizione sociale è un fenomeno che può avere impatti addirittura plurisecolari, come ricostruito da alcuni studi sperimentali.
“Per spezzare questo legame è più che mai necessario che tutte le bambine e i bambini abbiano accesso a un’istruzione di qualità, qualunque sia la condizione della famiglia”, affermano gli esperti di Openpolis.
Per saperne di più si può consultare il sito https://www.openpolis.it/listruzione-dei-genitori-condiziona-ancora-il-futuro-dei-figli/, dove sono scaricabili i dati regione per regione.
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