Alla luce dello “Schema di decreto legislativo recante norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità” (cioè l’Atto del Governo 378), ossia gli otto decreti attuativi della riforma approvati il 14 gennaio scorso dal Consiglio dei ministri appare con preoccupante evidenza che le principali istanze delle persone con disabilità siano state ignorate.
Temi come quelli della continuità didattica, della garanzia di sostegno adeguato, della formazione dei docenti, della qualità scolastica, della corretta valutazione delle necessità e delle potenzialità degli alunni con disabilità sono stati traditi.
Le criticità sono innumerevoli, basti pensare che addirittura modifica in alcune sue parti la legge quadro 104/1992, pietra miliare dell’integrazione scolastica nel nostro paese.
La situazione disastrosa del sostegno di quest’anno è sotto gli occhi di tutti, non occorre ricordare che il 43% degli alunni con disabilità ha cambiato più volte il docente di sostegno (circa il 30% sono posti in deroga) e considerando che la discontinuità didattica si traduce in più fallimenti scolastici dei nostri ragazzi, ciò che è contenuto nelle deleghe è ancora più allarmante.
Infatti, invece che risolvere la piaga della discontinuità didattica (creata dalle assegnazioni provvisorie, avente diritto e supplentite cronica), attraverso l’unica soluzione possibile, cioè la stabilizzazione diretta dei docenti specializzati di sostegno in base al reale fabbisogno, con concorso per soli titoli, si legge nella delega relativa alla fase di transizione che i docenti specializzati sul sostegno dovranno affrontare un ulteriore concorso.
Si tratta di un concorso orale, ma comunque selettivo e che pone un grande rischio per gli alunni con disabilità e le loro famiglie, i quali vedono continuamente non garantito il diritto allo studio tutelato dalla continuità didattica. La fase di transizione prevede poi che coloro che possiedono i 36 mesi di servizio svolgano l’anno di prova, invece i docenti che non hanno raggiunto i 36 mesi (anche non continuativi) dovranno effettuare due anni di tirocinio. È del tutto incomprensibile, visto che quest’ultimi hanno già svolto due tirocini, il primo durante l’abilitazione curriculare, il secondo durante il corso di specializzazione.
La fiducia riposta in coloro che dovrebbero garantire i diritti degli alunni speciali e dare dignità ai docenti – i quali rappresentano l’eccellenza delle risorse a servizio della scuola, dell’inclusione scolastica e della qualità didattica – è venuta a mancare dopo un concorso Sostegno 2016 che ha sfiorato cifre di bocciature vicine al 70%.
Di certo non si può dire che la frase pronunciata il 15 Novembre dal nostro ex Premier, guida dei renziani presenti nell’attuale governo: “Nella scuola ci sono 200mila precari e non puoi azzerare tutto e fare un concorso nuovo perché con quelle persone hai assunto un’obbligazione, perché hai permesso loro di lavorare e li hai portati su una strada dalla quale non possono tornare indietro.” sia stata ottemperata.
La fase di transizione presentata nella delega per la formazione dei docenti è un colpo basso per chi ormai colleziona titoli: laurea, corso -concorso abilitazione curricolare, corso-concorso specializzazione, due tirocini formativi e servizio pluriennale. In breve, un affronto a coloro che sono l’eccellenza della formazione.
Non dimentichiamo, infatti, che il DM 94 TITOLI VALUTABILI recita “l’abilitazione specifica conseguita attraverso la frequenza di percorsi di
abilitazione tramite PROCEDURE SELETTIVE PUBBLICHE per titoli ed esami..”. A quanto pare è il MIUR stesso ad attribuire valore concorsuale alle PROCEDURE SELETTIVE PUBBLICHE che i docenti specializzati sul sostegno hanno sostenuto, sia per ottenere l’abilitazione curricolare, che per specializzarsi sul sostegno.
Non si può non tenere in conto che negli articoli dello schema di decreto in oggetto si ripetano dei richiami a non determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza.
Inoltre, come specchietto per le allodole, la tanto sbandierata continuità didattica verrebbe garantita attraverso un escamotage: il vincolo biennale per i docenti specializzati precari. Come se il ciclo didattico completo di un alunno, per le scuole di ogni ordine e grado, durasse due anni, invece che cinque.
E poi cosa accadrà?
Pertanto sarebbe auspicabile un confronto costruttivo tra i docenti specializzati 2GI e la gentile Ministra Valeria Fedeli per poter trovare delle soluzioni condivise.
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