Il rilancio della scuola continua ad essere al centro dell’agenda dei candidati alla segreteria del Pd. In particolare del sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Che alla Convention del Partito democratico ha detto: “il Pd deve fare una gigantesca campagna sulla scuola. Sarà la prima iniziativa su cui chiederò il voto. Per rifare il Paese si riparte da lì, dagli asili, non dallo spread”. E in platea gli applausi non sono mancati.
Già un mese fa Renzi aveva parlato, nelle 18 pagine della mozione ‘Cambiare verso’, di rilancio dell’istruzione, di rivoluzione del sistema della formazione professionale. Oltre che di destinare alla riduzione del debito tutto ciò che d’ora in poi verrà recuperato dall’evasione fiscale. Uno dei suoi antagonisti, Gianni Cuperlo, parlava invece di redistribuzione del carico fiscale e sostegno alla scuola pubblica
Le parole del primo cittadino di Firenze non sono piaciute all’ala antagonista del suo partito. Marco Meloni, deputato democratico considerato molto vicino ad Enrico Letta, ha detto che Renzi “sbaglia quando afferma che il Governo ha usato solo la nostra lealtà e non le nostre idee: così altera la verità e mina la propria credibilità”. Per poi aggiungere: “non credo che a Renzi sfugga che il Governo” ha fatto “cose concrete grazie alle idee del Pd”, su scuola, disoccupazione, mutui, pagamento dei debiti della PA, privatizzazioni e che “molte delle sue proposte riprendono il programma di governo”. A detta di Meloni, l’attuale Governo si sarebbe reso addirittura artefice di una “netta inversione di rotta su scuola e cultura”.
Non vogliamo entrare nel merito della diatriba interna al Partito democratico. Di inversione di tendenza però al momento non vi sono stati segnali importati: lo stesso decreto Istruzione prevede un investimento di 450 milioni di euro. Francamente, soprattutto dopo i miliardi di euro sottratti a partire dal 2008, si poteva fare molto di più. E chi cerca consensi elettorali lo sa bene.