La stagione dei concorsi nella scuola, alla luce delle vicende del reclutamento dei Dirigenti Scolastici e dell’annullamento della procedura da parte del TAR Lazio impone una seria e approfondita riflessione sulla macchina organizzativa concorsuale e soprattutto sull’accertamento dei requisiti dei candidati e sulla composizione delle commissioni esaminatrici.
I controlli sull’intera procedura dall’emanazione del bando sino alla pubblicazione degli esiti finali e della graduatoria di merito devono essere attenti, rigidi ed inflessibili per non cadere poi in situazioni di irregolarità che bloccano l’intera macchina concorsuale.
È ormai risaputo, e lo prevedono tutti i bandi di concorso della Pubblica Amministrazione che i componenti delle commissioni e/o sottocommissioni esaminatrici che chi ne fa parte deve presentare dichiarazione di incompatibilità e di non avere relazioni parentali entro il quarto grado con i candidati.
Queste operazioni dovrebbero essere attentamente vagliate e sottoposte al controllo da parte dell’organo che emana il bando di concorso. Ma spesso i controlli vengono elusi nella P.A. e, quindi, ci vorrebbe quasi un controllore che effettua controlli su coloro che dovrebbero controllare. Lo scioglilingua è molto efficace per comprendere un concetto lapalissiano.
Non vorremmo che la vicenda della prova concorsuale dei Dirigenti Scolastici avesse ora un effetto domino su tutti gli altri concorsi che il MIUR è in procinto di emanare, ossia quello della primaria e dell’infanzia previsto in estate e quello della secondaria atteso per la fine del 2019.
Chi gestisce tutta la macchina concorsuale sin da ora di adoperi per garantire imparzialità nella composizione delle commissioni esaminatrici, nel vaglio della documentazione presentata dai candidati e nella effettuazione e correzione delle prove scritte e orali onde evitare inceppi e rallentamenti di tutta la procedura selettiva.
Mario Bocola
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