Il Premio Europeo Carlo V è un prestigioso premio conferito dalla Fondazione Accademia Europea e Iberoamericana di Yuste, in Spagna. Viene assegnato a coloro che hanno contribuito in modo determinante alla conoscenza generale e alla valorizzazione dei valori culturali, scientifici, storici dell’Europa, così come al processo di unificazione della Comunità Europea. Dal 1995 – anno della sua istituzione – a oggi, grandi personalità e organizzazioni internazionali lo hanno ricevuto, ultimo quest’anno Mario Draghi. In passato Gorbaciov, Jacques Delors e Simone Veil, solo per citarne alcuni. Nel 2016, il premio è stato attribuito alla persona che, forse, più di tutti ha contribuito all’abbattimento delle frontiere tra gli stati europei, a colei che ha fatto muovere milioni di persone da un Paese all’altro per sviluppare un’esperienza di studio e di formazione all’estero. Parliamo di Sofia Corradi, detta ‘mamma Erasmus’, perché è stata proprio lei che con tenacia, ostinatezza e lucidissima convinzione, nel 1969 ha fatto sì che il Programma Erasmus emettesse i suoi primi vagiti.
In prossimità degli ErasmusDays – dal 14 al 19 ottobre prossimi – ci sembra giusto ricordare qui l’ideatrice visionaria del Programma Erasmus. Partiamo dall’augurio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non mancò di rivolgerle in occasione, appunto della consegna del Premio Carlo V: la scelta di consegnare tale prestigioso riconoscimento alla professoressa Corradi – si legge nel suo messaggio – è fonte di orgoglio e motivo di onore per l’Italia. Ella ha incarnato, con il suo instancabile impegno per gettare le basi del progetto “Erasmus”, la vera anima dell’Unione Europea che è, in primis, una unione di popoli, di cittadini e, soprattutto, di giovani.
Sofia Corradi, classe 1934, ha un curriculum di tutto rispetto: laureata con lode in Giurisprudenza all’università La Sapienza di Roma, pedagogista, docente e membro del Senato accademico a Roma Tre, dove è stata anche Direttore del “Laboratorio di Educazione Permanente” e del “Corso di Perfezionamento in Teoria e Prassi dell’Educazione degli Adulti”, dottorato honoris causa conferitole il 7 giugno scorso dall’Università Paris 1 Panthéon Sorbonne e tanto altro ancora.
L’idea di consentire ai giovani di studiare all’estero – si legge sulla pagina a lei dedicata sul sito dell’Università Roma 3 – le venne in mente da studentessa, nel 1958, quando non le furono riconosciuti gli esami sostenuti in un’università americana. Da quel giorno decise di lottare affinché altri studenti non subissero lo stesso trattamento e nacque così l’idea del Progetto Erasmus.
In una recente intervista al settimanale Io Donna, Sofia Corradi ha ripercorso le tappe che l’hanno condotta a diventare ‘mamma Erasmus’. Anni difficili gli anni Sessanta, ma anche i successivi, in cui soltanto la sua fermezza e testardaggine le hanno consentito di superare ostacoli, incomprensioni e pregiudizi: I “no” che si ricevono – ha dichiarato la pedagogista a Io Dona – sono senz’altro un enorme stimolo a cambiare le cose e per me hanno rappresentato il punto di partenza. Certo, è necessario un grande spirito combattivo: rinunciare è semplice, ingaggiare una o più battaglie per fare in modo che il “no” si trasformi in un “sì” è impegnativo, ma porta enormi soddisfazioni.
E le soddisfazioni ci sono state, eccome! Forse neanche lei, Sofia Corradi, avrebbe pensato, alla fine degli anni Sessanta, che la sua idea si sarebbe trasformata in un trionfo in tutta Europa. Eppure i dati dell’ultimo Rapporto Annuale Erasmus+ parlano chiaro: dal 1987, anno ufficiale di nascita del Programma, a oggi, circa 14 milioni di persone hanno potuto sperimentare i benefici di un’esperienza di studio, formazione, lavoro, volontariato all’estero.
Anche se pensiamo subito a Erasmo da Rotterdam, Erasmus è in realtà un acronimo che significa ‘European Region Action Scheme for the Mobility of University Students’. Tuttavia, per potere realizzare l’impensabile, occorrono lungimiranza e visionarietà unite a un pizzico di follia. E allora ecco che ritorna Erasmo e il suo celebre “Elogio della follia”, nel quale il teologo e umanista olandese afferma che “la pazzia costruisce città, imperi, istituzioni ecclesiastiche, religioni, assemblee consultive e legislative: l’intera vita umana è solo un gioco, il semplice gioco della Follia.” Un pensiero che sembra proprio descrivere la vita e l’opera di Sofia Corradi.