Metà del mese di gennaio e già iniziano a circolare le prime anticipazioni sulle ennesime modifiche all’Esame di Stato 2022. La novità più evidente è la tesi di diploma: un elaborato da preparare e consegnare entro la fine del mese di maggio.
Un bel lavoro sicuramente impegnativo come fosse una tesi laurea (ma non siamo all’università).
“Ma ci sarà il tempo con tutti gli impegni di fine anno”? Verifiche scritte, interrogazioni, attività extrascolastiche da portare avanti e concludere, obbligatorietà della frequenza nella percentuale del monte ore prevista dalla normativa per non rischiare la non ammissione.
Senza dimenticare gli imprevisti della pandemia dalla quale fatichiamo ad uscirne, nonostante gli indicatori di miglioramento siano di conforto.
Passano i giorni, arriviamo alla settimana del “Quirinale” con la rielezione del Presidente della Repubblica uscente, quando ecco… la grande novità caduta come un fulmine a ciel sereno.
Il superiore Ministero emana l’Ordinanza che disciplina lo svolgimento delle prove di giugno. Due prove scritte ed un colloquio, come ai tempi pre-pandemia.
Sorpresa e proteste da parte degli studenti. Pure gli operatori scolastici hanno fatto sentire la loro voce per questo cambiamento rispetto alle due precedenti sessioni.
Forse sarebbe stato il caso di studiare una formulazione “ponte”, nella speranza che dal prossimo anno tutto possa ritornare normale.
Ma dal momento che il futuro nessuno è in grado di prevederlo, bisogna pure iniziare…
Ecco, allora, la reintroduzione della prima prova scritta a caratterizzazione nazionale e della seconda preparata dalle commissioni che sono interne con la sola eccezione del Presidente.
E questo è sicuramente un fatto incoraggiante che dovrebbe togliere quella preoccupazione recata dalla “materia di indirizzo” vista da sempre come un difficile ostacolo.
Posso testimoniarlo avendo provato, prima come studente maturando, e poi come commissario d’esame, quindi dall’altro lato della barricata, cosa si prova in quei momenti.
Ora i tempi della comunicazione sono stati notevolmente anticipati a quando ho fatto la maturità.
Ricordo ancora che quasi cinquant’anni orsono le materie dell’esame ci furono annunciate nel mese di aprile e con un secondo scritto che nessuno si aspettava (seconda lingua straniera), dal momento che per l’indirizzo di studi seguito attendevamo “Ragioneria”.
Lascio immaginare cosa provammo sapendo che durante l’anno, prima dell’arrivo del titolare di cattedra (a marzo inoltrato), si succedettero ben sette supplenti diversi.
La commissione era esterna con la sola presenza del “membro interno” (docente del CdC).
Ci rimboccammo le maniche, prendemmo accordi con l’insegnante, facemmo corsi pomeridiani e studiammo tanto per arrivare preparati al “giorno dello scritto”.
Certo non c’era il COVID, ma non per questo c’era da stare allegri.
Al fine di non creare troppi precedenti credo che questo sia il percorso onde consentire una continuità con chi vi ha preceduto.
L’Esame di Stato è una delle prove della vostra giovane esistenza.
Ma quanto altre e ben più impegnative si possono presentare nella vita?
Coraggio, siamo fiduciosi e constateremo che il diavolo non è poi così tanto brutto come viene dipinto.
Giovanni Todeschini
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