Molte sono le domande e i dubbi che in questi giorni occupano i pensieri dei tanti docenti abilitati che partecipano al concorso in svolgimento per l’accesso ai ruoli del personale docente.
I dubbi e le perplessità più frequenti riguardano i commissari d’esame. Nello specifico ci si chiede: i commissari che stanno compiendo una carneficina, “armati” di griglie di valutazione presentate a posteriori, preconfezionate e completamente avulse dalle modalità di svolgimento delle prove, hanno provato per caso a mettersi dall’altra parte? Hanno fatto un confronto con le prove (di carattere nozionistico) a cui sono stati sottoposti loro per entrare in ruolo? Si sono per caso già dimenticati che molti di loro, alcuni non meno di un anno fa, hanno formato e abilitato le stesse persone che oggi dichiarano non idonee all’insegnamento? E hanno pensato che questo certificherebbe la loro incapacità nell’insegnamento? Bisogna inoltre rimarcare che questi “colleghi” “chiamati” a fare i commissari, sono stati raccattati alla spicciolata, senza una selezione a monte per verificare se le loro competenze fossero funzionali a perseguire l’ambizioso scopo che si voleva raggiungere con questo concorso: selezionare i migliori docenti per la scuola del futuro.
Ma tralasciando le modalità di svolgimento delle prove, ad dir poco “discutibili”, con quale pretesa la Ministra Giannini pensava di raggiungere questo obiettivo, senza prima aver selezionato i migliori commissari per eleggere questi presunti migliori insegnanti? Basti pensare che qualche giorno fa, hanno addirittura proposto ad una candidata appena bocciata al concorso di fare da commissario, quindi ad una dichiarata non idonea all’insegnamento! Questo fa capire il livello di superficialità ed approssimazione con il quale sono state selezionate le commissioni d’esame. E allora, in questo quadro ben chiaro a tutti, si arriva alla domanda delle domande: perché tanto “accanimento” da parte di nostri “colleghi”, freddi esecutori di giudizi di non idoneità scaturiti dall’applicazione scientifica di criteri di valutazione scellerati, illogici, starati, irrazionali, se paragonati alle specificità delle prove svolte? Per di più, criteri diversi da regione a regione, per cui il fantomatico “migliore” in una di queste potrebbe risultare il “peggiore” in un’altra. Sia ben chiaro, nessuno pretende che dovevano essere promossi tutti in modo indiscriminato solo perché abilitati, ma di certo i nostri cari “colleghi” potevano ricordarsi di una regola fondamentale che è alla base di ogni valutazione realistica e quanto più oggettiva: l’importanza di considerare il contesto.
Hanno applicato asetticamente griglie di valutazione tarate su concorsi precedenti completamente diversi da quello in atto per tipologia, numero di domande e soprattutto tempo a disposizione per rispondere, senza aver considerato sia la complessità dei quesiti, di carattere metodologico-didattico-progettuale incentrati su tematiche spesso ultraspecialistiche, sia il ristrettissimo tempo a disposizione per svolgerli in maniera compiuta ed armonica, cioè 15 minuti di media per ognuno dei 6 quesiti a risposta aperta! E allora ci si chiede: perché l’hanno fatto? Perché hanno “accettato” questo modo scellerato con cui si pretendeva di selezionare i migliori docenti, ben sapendo che uno dei requisiti più importanti richiesti ad un bravo docente è la capacità di riflettere, analizzare, valutare, rielaborare prima di progettare? Ma non in 15 minuti! Per avere un termine di paragone, colleghi ben più qualificati di molti di coloro che ci hanno giudicati, interpellati sull’argomento hanno risposto all’unisono: “questi sono folli (evidentemente riferendosi a chi ha elaborato i quesiti) nel pretendere l’impostazione di una progettazione didattica con così poco tempo a disposizione, tra l’altro su alcuni argomenti che non vengono nemmeno trattati a scuola”. E allora si torna ad insistere sulla stessa domanda: perché i nostri “colleghi” della commissione hanno accettato di essere complici, freddi “esecutori” di una modalità di selezione così assurda, dimostrando di non possedere neanche un altro requisito fondamentale di un buon docente, l’empatia? C’è chi potrà obiettare dicendo che visto che qualcuno ha superato le prove, allora queste non erano impossibili. Certo, sicuramente ci sarà stato qualcuno più reattivo nel pensare, intuitivo nel centrare l’obiettivo o magari semplicemente più fortunato perché la prima cosa che gli è venuta in mente era quella più giusta secondo la commissione. Ma tutte queste non sono assolutamente qualità che permettono di discernere un bravo docente da chi non lo è, e questo i nostri “colleghi” dovrebbero saperlo bene. E allora perché l’hanno fatto? Alcuni pensano che l’abbiano fatto per i quattro soldi di compenso, altri invece depongono a favore di una caccia all’acquisto di punteggio in graduatoria.
Di sicuro non l’hanno fatto per senso del dovere, per rispetto della loro professionalità visto che, come ampiamente dimostrato nelle premesse, di professionale in questo concorso non c’è niente, a partire da chi l’ha organizzato in questo modo scellerato. Ma anche se queste motivazioni fossero reali, perché accanirsi in questo modo, dimenticandosi dei requisiti fondamentali richiesti per essere valutato un buon docente? La maggior parte delle persone pensa che il comportamento poco professionale dei nostri “colleghi” commissari sia imputabile ad una sorta di servile accettazione di influenti pressioni provenienti dall’alto. Bene, se fosse così, allora la questione sarebbe molto più grave perché, oltre ad aver leso l’immagine e la professionalità di un’intera categoria, ci troveremmo di fronte a persone prive anche del senso civico a cui ogni cittadino onesto dovrebbe far riferimento.
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