Un intero, ampio capitolo del consueto rapporto annuale del Censis è dedicato ai problemi della scuola e della formazione.
Il tema delle riforme che stanno investendo il sistema scolastico italiano è il filo conduttore dell’analisi condotta dagli esperti del Censis che sottolineano come la crescente complessità della società imponga ormai "la necessità di apprendere ben oltre
il periodo della scuola canonica sino a comprendere l’intero arco della vita".
Ma – evidenzia il Rapporto – vi è il rischio che una parte della popolazione resti tagliata fuori dai meccanismi di accesso al sapere per l’aggravio degli investimenti in formazione e per l’acquisizione di nuove tecnologie, ormai indispensabili per garantire l’esercizio dei diritti di cittadinanza.
Avere la possibilità di acquistare un PC e di disporre di un collegamento alla rete Internet è sempre più necessario, ma purtroppo le condizioni economiche di molte famiglie non lo consentono facilmente.
Il Censis calcola che, già oggi, per circa 2 milioni esistono serie difficoltà ad affrontare l’impegno sempre più gravoso degli investimenti educativi e formativi.
"La domanda di istruzione – si legge ancora nel Rapporto – tende a consolidarsi anche per effetto della diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che hanno determinato una presa di coscienza collettiva sulla necessità dell’alfabetizzazione informatica e telematica, facendo così emergere, anche rispetto alle dotazioni di tecnologie, una vasta area di disagio crescente."
Ed è così che il 19,5% delle famiglie italiane prevede una crescita della spesa per le dotazioni tecnologiche; tra queste famiglie, il 52,8% è composto da almeno 4 persone, mentre circa 1/3 dispone di un reddito inferiore a 2,5 milioni mensili.
Come intervenire allora per garantire davvero l’estensione del diritto allo studio ed alla formazione ?
Secondo il Censis è necessario mettere in atto in tempi rapidi un vero e proprio intervento di welfare della formazione: non si tratta tanto di fare esercizi di ingegneria istituzionale, quanto piuttosto di attivare rapidamente "programmi volti a sostenere gli investimenti formativi, culturali e tecnologici delle famiglie, soprattutto quelle numerose e più esposte al rischio di povertà".
Per essere ancora più chiari: la riforma dei cicli può aspettare, mentre è assolutamente urgente sostenere con contributi e/o sgravi fiscali le famiglie che hanno figli in età scolare.
I dati Ocse, d’altronde, parlano chiaro: in Italia i sussidi diretti alle famiglie gli aiuti agli studenti rappresentano solo lo 0,15% del Pil; in Gran Bretagna, invece, si spende per tale voce lo 0,31% del PIL, in Germania lo 0,22% e in Svezia addirittura l’1,20%.
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